Federico Guiglia
Che cosa univa la Gran Bretagna di Tony Blair alla Spagna di José Maria Aznar, i due Paesi dEuropa colpiti dallo stragismo islamico? (Stragismo che in una recente intervista DAlema ha definito «di tipo fascista»; il terrorismo ha ormai fatto il giro del mondo, ma in Italia siamo rimasti allantico e illuminante «di chiara marca fascista»). Quel che accomuna Blair e Aznar non è tanto e soltanto la decisione daver partecipato alla guerra in Irak, quanto soprattutto laver promosso una nuova visione di politica nel Vecchio Continente. Dietro le bombe a Londra e a Madrid - la Madrid di un anno fa, non quella così poco nazionale e internazionale dellodierno José Luis Rodriguez Zapatero, degno alleato del neutralismo degli Schröder e dei Chirac -, dietro le bombe, si diceva, cè la volontà di non consentire agli europei dalzare la testa oltre il loro «fortino». Ci vogliono barricati in casa e tremebondi, appagati dal benessere e perciò indifferenti rispetto a quel che avviene nel resto del mondo. Vogliono negarci il diritto di preoccuparci financo per quelle aree e quei popoli del pianeta che un tempo, e a volte per molto tempo, hanno condiviso una storia europea. Nel bene e nel male. Ma oggi sarebbe solo un gran bene interessarci dei loro tanto profondi mali. Dunque, ci vogliono istituzionalmente deboli e culturalmente fragili, in modo da renderci ininfluenti e incerti al di fuori dei nostri angusti e peraltro sempre più ballerini confini. Tentano dimpedire, certo, la ricostruzione democratica a Bagdad con quel che ne consegue per lintera area geografica; ma pure che gli europei possano intervenire per salvare lAfrica dalla sua «uscita dal mondo»; così come che possano prefigurarsi una nuova idea dEuropa al di là delleuroretorica che non fa più sognare nessuno e degli ammuffiti assi franco-tedeschi dellegoismo e dellanacronismo. Blair e Aznar hanno la comune caratteristica daver spinto proprio nella direzione di un risveglio europeo. Entrambi si sono battuti per una certa idea dellEuropa non più opposta o addirittura contrapposta, ma complementare alle due Americhe, posto che Aznar ha rinnovato anche il tradizionale rapporto della Spagna con la dimenticata America latina da parte dellEuropa «appagata». E poi le campagne economiche per lAfrica, e poi laltolà ai vecchi privilegi dellUnione, come solo Blair, guardacaso attuale presidente del semestre europeo, ha avuto il coraggio di dare non solo per difendere i suoi interessi nazionali. Non è vero, insomma, che al Qaida abbia voluto gli eccidi a Londra e a Madrid per colpire i due leader in quanto filo-americani. Questa è soltanto una parte della medaglia. In realtà è il rovescio ciò che più infastidisce il fondamentalismo criminale, ossia il fatto che lEuropa possa tornare a far sentire la sua voce. Fosse anche una voce di pace, anzi, proprio la questione che il valore della pace e della convivenza possa essere in qualche modo «esportabile» dal Continente dei diritti universali. Proprio lidea che lEuropa possa «contagiare» la sua visione del mondo complementare ma diversa da quella americana, è una ragione in più, probabilmente la decisiva, per cercare di impedirlo. Tutto lOccidente è nel mirino della nuova barbarie. Ma chi è consapevole della necessità della quinta marcia da mettere al volante del Vecchio Continente, lo è ancora di più. LEuropa del menefreghismo, lEuropa delle rinunce e della viltà non conta e non pesa.
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