«VOICE»: OSPITI VECCHI NELLA TV GIOVANE

È un bel paradosso quello involontariamente rappresentato dalla nuova trasmissione Voice (lunedì su Mtv, ore 21), che si rivolge per naturale filosofia del suo palinsesto agli under 30, è condotta da una trentenne emergente come Camila Raznovich e si presenta come «un'occasione per aprire i suoi studi ai giovani e per vederli protagonisti, esattamente come avviene nei forum sul web». Tutto bello, tutto giusto. Ma poi siamo sicuri che i cosiddetti giovani siano soddisfatti nel vedere che gran parte del tempo dedicato nella puntata scorsa all'integrazione viene occupato dalla prosopopea di un Gad Lerner, dal punto di vista di un altro «solito noto» come Beppe Severgnini, con l'aggiunta di un sociologo cinquantenne che si dichiara immancabilmente «d’accordo con quanto appena sostenuto da Gad Lerner» e lascia poco altro spazio a uno sguardo un po' meno stagionato sulla nostra società? Se il punto di riferimento di questo nuovo talk show è il web, andrebbe ricordato che proprio internet ha dato una grossa spallata all'autorevolezza degli opinionisti tradizionali, dei «mediatori» del circuito giornalistico-televisivo, in favore di una freschezza di contenuti (e anche di un disordine e di un velleitarismo spesso evidente) che comunque sta alla base di un nuovo modo di concepire l'interattività, sempre meno subordinato alla gerarchia della nomenclatura che la fa da padrona nella nostra società. Alla scorsa puntata di Voice, completa persino di una classica scheda riassuntiva filmata come nei programmi giornalistici che vanno per la maggiore, mancava in pratica solo la presenza di Magdi Allam e la sigla di Via col vento per sentirsi in una sorta di succursale giovanile di Porta a Porta, e non so se era davvero questo l'intento degli autori. Se si vuole davvero mettere a confronto il punto di vista giovanile con quello degli adulti, converrebbe forse dare un po' più di «voice» ai giovani e un po' meno ai brontosauri della nostra informazione i quali poi, come mai si sognerebbero di fare in un «salotto buono», si prendono persino il lusso (come ha fatto Gad Lerner) di lasciare il talk show a metà serata per precedenti impegni. Resta da dire di Camila Raznovich, che dà l'idea di tirarsela un po' in questa sua nuova avventura da prima serata «impegnata», quasi si sentisse in prova per occupare quel ruolo di conduttor giovane di un talk show politico al quale cominciano a dare la caccia gli strateghi dei palinsesti delle reti più importanti.

Così come ci sono giornalisti che cercano di farsi leggere soprattutto dagli addetti ai lavori più che dal pubblico, allo stesso modo ci sono trasmissioni, come Voice, che sembrano nate con il primario intento di farsi accettare dal circuito «che conta».

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