Cè chi entra in un armadio relegato in soffitta e si ritrova nel fantastico mondo di Narnia, come i ragazzi del ciclo di romanzi di C.S. Lewis, e chi entra in un armadio e si ritrova a viaggiare nello spazio in compagnia di uno scienziato stralunato, di alcuni prosciutti e scatole di conserva. Vedi un po i casi della vita...
La seconda avventura ce la racconta un curioso romanzo di proto-fantascienza satirica del 1905 scoperto da Alvaro Cebello Viro, che ce lo presenta insieme a Fabrizio Foni in edizione bilingue: Sei giorni fuori dal mondo, per le Edizioni Nerosubianco di Cuneo (pagg. 190, euro 12). Autore, per noi italiani totalmente sconosciuto, Juan Pérez Zúñiga (1860-1938), «scrittore di facezie e di letteratura amena» che racconta una bizzarra avventura di cui lui stesso è protagonista insieme a Pompeyo Marròn che sul biglietto da visita si autodefinisce «inventore e martire». Martire della scienza, perché non viene creduto e aiutato. Ideatore di un meccanismo che annulla la gravità, si deve adattare alle circostanze e lo installa dentro un armadio: qui fa entrare il curioso autore-coprotagonista e parte a razzo verso lo spazio. I nostri due eroi giungono prima sulla Luna, dove trovano strani abitanti che sembrano dei banchetti animati, e poi su Venere. Ma qui arriva il solo Zúñiga perché nel frattempo Marròn, a causa di una cattiva digestione di prosciutto che gli complica una preesistente appendicite, defunge e viene abbandonato nello spazio (o meglio nelletere). Su Venere lo scrittore-astronauta trova una singolare popolazione di piccoli esseri rotondi dalla testa a forma di ocarina che usano strane bende di lamé come mezzi di trasporto e che lo vorrebbero chiudere in una specie di museo interplanetario. Alla fine fugge e, bene o male, maneggiando la macchina di Marròn, ritorna sulla Terra.
Zúñiga è uno scrittore umoristico di un umorismo di cento anni fa che usa battute, giochi di parole, calembour e che scrisse evidentemente questo breve romanzo per satireggiare I primi uomini sulla Luna di Wells (1901) che venne tradotto in spagnolo proprio nel 1905: i precisi riferimenti e confronti che lautore-protagonista fa con Wells non lasciano dubbi. Ma quel che è più curioso, come sottolinea Fabrizio Foni nella postfazione, sono i punti di contatto con uno scrittore italiano che anchegli mescolò proto-fantascienza, satira e illustrazione: litaliano Yambo (Enrico Novelli, figlio di Ermete, il famoso attore drammatico). Oggi dimenticato ma da riscoprire, Yambo illustrò ampiamente le proprie opere con disegni caratteristici.
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