Wanda, la "lady di Ferro" ridicolizza una sinistra divisa

Rifiuta i voti Udc e passa col 60%: è la prima donna a guidare una Provincia in Calabria

Catanzaro - Wanda Ferro entra nella storia della Calabria come prima donna presidente della Provincia di Catanzaro e vincitrice al di là di ogni previsione: il 60% contro il 40 del suo avversario, Pietro Amato, pupillo del governatore Agazio Loiero. Venti punti in più. Raramente il popolo calabrese s’era espresso in termini così chiari. Mai lo aveva fatto per una donna. Una vittoria larga, dunque, che ha sorpreso persino lei, la «Lady di Ferro» del Sud, come la chiamano già. La Ferro aveva ricevuto l’investitura dall’ex presidente Michele Traversa, che 15 giorni fa, dopo due mandati in Provincia, è approdato a Montecitorio. La sua scelta, molto spesso contrastata e criticata, alla fine s’è dimostrata quella giusta.

La Ferro invece ha costruito la sua vittoria tappa dopo tappa, con pazienza, senza lasciare nulla al caso. Un successo fortemente voluto e facilmente conquistato contro un candidato da tutti giudicato molto forte. Wanda Ferro non ha mai dubitato delle sue possibilità e subito dopo il verdetto ha commentato: «Non ho mai tentennato, neanche dopo il primo turno di voto, al di là del distacco importante di 22mila voti dal mio rivale. Sentivo l’entusiasmo della gente. La campagna elettorale ha dimostrato che non ci sono poteri, null’altro che la sovranità popolare. Chi ha creduto in questa sfida è tornato a votare e ha messo una croce sul mio nome affinché la Provincia continuasse un lavoro importante, proiettato verso il futuro».

La Ferro non ha mai temuto che la Calabria potesse rappresentare un ostacolo insormontabile sulla sua strada. Dopo il primo turno, finito con un vantaggio cospicuo, dieci per cento in più del rivale, l’entusiasmo era palpabile. C’era un solo pericolo sulla via della vittoria: l’Udc. I centristi, infatti, al primo turno si erano presentati da soli e avevano raccolto l’11% dei consensi. Convinti di poter sfruttare il risultato per rientrare in gioco e salire sul carro dei probabili vincitori, non si aspettavano che la Ferro potesse rifiutare l’apparentamento rischiando di perdere la partita. E invece è andata proprio così. I capricci del primo turno hanno indotto la candidata a rifiutarsi d’imbarcare il partito di Casini. Risultato: una parte del gruppo s’è ugualmente e apertamente schierato con lei; un’altra, quella più vicina ai vertici, s’è opposta.

Alla fin fine, la scelta dell’Udc non ha inciso per nulla. Eppure le dichiarazioni di fuoco avevano lasciato temere il peggio. Quell’11% avrebbe potuto essere decisivo, ma la Ferro non ne voleva sapere di cedere agli ex democristiani. Ha avuto ragione. Il suo piglio decisionista non è una novità: non ha mai avuto tentennamenti e l’istinto non le è mai mancato, come forse nemmeno le buone informazioni. Pochi giorni fa, infatti, s’era sparsa la voce che Amato sarebbe stato in parte «boicottato» dall’ex Margherita, che con Loiero, e i suoi uomini di fiducia, hanno un conto aperto da quando il governatore ha mollato il partito per «mettersi in proprio». La vittoria della Ferro ha dato loro l’occasione per una prima vendetta.

Gli obiettivi della prima donna a guidare una difficile Provincia come quella di Catanzaro, sono ambiziosi. Molti pensano che non ce la possa fare. Ma forse sono gli stessi che, fin dall’inizio, la davano per spacciata.

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