Forse incuriosito dal numero mostruoso di preservativi distribuiti nel villaggio olimpico, un giornalista del sito americano Daily Beast ha pensato di raccontare ai lettori come (e quanto) rimorchiano gli atleti a Rio. Ma il suo articolo è finito al centro delle critiche della comunità gay - e non solo- tanto da obbligare il sito a cancellarlo e a scusarsi.
Nico Hines, giornalista che nel suo pezzo si è definito "eterosessuale con moglie e un figlio", prima di andare a Rio ha scaricato sul suo smartphone le più importanti applicazioni di appuntamenti online: dalla più famosa Tinder a quelle poco conosciute da noi come Bumble e Jack'd fino ad arrivare a Gindr, app di dating dedicata ai maschi omosessuali. D'altronde se è vero che a Rio sono stati distribuiti 450 mila preservativi per gli oltre 10 mila atleti significa che fuori dalle piscine e dalle piste di atletica succede qualcosa di altrettanto interessante.
"Ho avuto tre appuntamenti nella prima ora", ha scritto Hines. "I profili degli atleti che ho visto durante la mia breve esplorazione includono una star della pista d'atletica, un giocatore di pallavolo, un detentore di record nella piscina, un tuffatore e un giocatore di pallamano". La versione originale dell'articolo includeva dettagli che potevano portare all'identificazione degli alteti. Inclusi quelli incontrati sull'app gay Grindr.
Cercando su Google qualcuno è riuscito a risalire all'identità degli atleti di cui parlava Hines, scoprendo che alcuni di essi proviene da paesi in cui l'omosessualità non è tollerata. Sono infatti 73 gli Stati in cui i rapporti gay sono illegali e 13 quelli in cui l'omosessualità è punita con la pena di morte. "L'articolo è pericoloso e la sua incapacità di comprendere le conseguenze è inaccettabile" ha detto Hudson Taylor, avvocato per i diritti Lgbt.
In molti poi hanno ironizzato sul senso stesso dell'articolo: "Che sorpresa, gli atleti usano le app di appuntamenti per...
rimorchiare!", hanno scritto alcuni utenti su Twitter, sottolineando che si tratta di ragazzi per lo più tra i 20 e i 30 anni che fanno le stesse cose di molti loro coetanei. Il sito Daily Beast ha capito l'errore e ha fatto retromarcia cancellando l'articolo e scusandosi con i lettori. "Abbiamo sbagliato, faremo meglio la prossima volta".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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