Il West di Kevin Costner: "Donne, sogni e sangue"

Il divo parla della quadrilogia "Horizon" in cui ha investito 40 milioni: "Vorrei che facesse riflettere e commuovere"

Il West di Kevin Costner: "Donne, sogni e sangue"
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«Non ho fatto un film per incassare al primo weekend: ho fatto un film che possa continuare a vivere nel cuore del pubblico». Un Kevin Costner rilassato, gentile ma risoluto approda sulla costa ionica calabrese per accompagnare il progetto della sua vita, Horizon, una lunga quadrilogia di cui è autore, produttore e attore sulla conquista del West e tutto il sangue, le lotte, le ipocrisie e le grandezze su cui si fonda il sogno americano. Costner sceglie il Magna Grecia Film Festival (che ormai ha abituato i calabresi a grandi personaggi del cinema e dove il film sarà proiettato domani sera) per difendere e rilanciare la saga: il primo capitolo ha ricevuto una tiepida accoglienza in sala, poco più di 30 milioni in tutto il mondo, tanto che la seconda parte annunciata per agosto è stata rimandata a data da destinarsi. A dargli speranza (ma senza fargli cambiare idea sull'uscita in sala) il fatto che sta invece avendo successo in streaming, negli Stati Uniti è tra i titoli più visti on demand.

«Sì, il primo capitolo di Horizon non è stato accolto come speravo - ha risposto diretto alla nostra domanda - la stessa cosa accadde con Fandango quando uscì in sala. Purtroppo viviamo in un'epoca in cui un film viene giudicato in base ai primi risultati. Ma credo che il modo migliore per giudicarlo sia la durata nel tempo. Vorrei che Horizon facesse riflettere ma anche commuovere, che possa essere condiviso con i propri figli che, a loro volta, dovrebbero condividerlo con i loro figli».

E aggiunge: «Ho assoluta fiducia nel mio progetto. Naturalmente Horizon 2 uscirà al cinema: ci ho messo i miei soldi ed è stato realizzato per il grande schermo. E così il terzo e il quarto. Oggi si fanno troppi film sull'onda del successo, si vede come va e poi in caso si fanno i sequel. Io voglio fare le cose che desidero, come stanno nella mia testa, e spero che crescano e restino nel tempo». L'attore è talmente convinto della forza della sua pellicola (presentata fuori concorso a Cannes dove è stata elogiata ma anche stroncata) da averci investito 40 milioni di dollari del suo patrimonio personale, ipotecando le sue case e quelle dei figli, perché le major non volevano rischiare. E se dovesse perderle? «I miei figli (otto in tutto) se la compreranno da soli», ha risposto a Cannes. Dunque lui tornerà sul set per fare il capitolo tre e il quattro, dove le storie di tutti i protagonisti che ha presentato al pubblico nel primo si svilupperanno e intrecceranno le loro vicende. Largo spazio anche, e soprattutto, alle storie delle donne del West, poco raccontate nei film classici. «No women, no western - sintetizza - Per me era importante raccontare questa epopea anche e soprattutto attraverso le donne». E aggiunge: «Frequento il mondo del cinema da tanto tempo, per me sarebbe molto facile rifare i successi del passato. Ma non mi interessa: ho scelto di realizzare i sogni in cui credo affinché la mia vita possa giovarne. Com'è possibile che un americano al cento per cento come me venga compreso più all'estero che a casa? Era successo anche con Terra di confine: l'Europa ha creduto in me prima degli Stati Uniti. Gli americani non mi capiscono». E allora perché non girare in Italia? «I Western si fanno nel West. Qui in Calabria, visto il meraviglioso paesaggio, girerei una storia d'amore, con una donna misteriosa... Ci farei pure una quadrilogia», scherza.

Perché, invece, raccontare, ancora una volta, la conquista del West? «L'America era una terra leggendaria in cui costruire una nuova vita per gli europei. Il dramma è che lì, da migliaia di anni, vivevano civiltà che sono state eliminate e saccheggiate. Non dirò che sono imbarazzato dalla Storia del mio Paese, ma è fondamentale raccontare tutte le storie che lo riguardano».

E, a proposito di imbarazzi, l'attore sfugge elegantemente al tranello delle domande politiche e evita gli endorsement a Kamala Harris: «Andrò a votare.

È un diritto e un dovere per cui la gente è morta. Ma la mia sensazione è che il mondo non sia mai stato così in pericolo: spero che i nostri leader siano all'altezza del servizio pubblico. Non devono migliorare le proprie carriere, ma le nostre vite».

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