Gli zingari fanno festa tra urina e panni stesi ai cancelli dello stadio

Nomadi in transito nella Valbisagno. Oltre a quelli che vi risiedono abitualmente. Genova torna a essere in questi giorni la capitale degli zingari.
Carovane di dieci, venti roulotte da almeno una settimana stanno invadendo la piastra antistante lo stadio in sosta momentanea verso la Camargue. Ieri, per la festa di Santa Sara a Les Saintes Maries de la Mer erano annunciati gitani da tutta l'Europa per festeggiare la loro santa protettrice. A quanto pare Genova è stata una delle ultime tappe prima di transitare oltreconfine per raggiungere la terra dei fenicotteri rosa e dei cavalli bianchi, dei tori e delle paludi. E così pure sarà la prima sulla strada del ritorno.
Qui per più di una settimana zingari di tutte le etnie si sono dati appuntamento per la processione al mare e giornate intere di canti e balli. I gitani hanno sempre frequentato i pellegrinaggi, ma soprattutto quello del mese di maggio. Certo, è passato il tempo dei vecchi carrozzoni dai vivaci colori, che facevano l'incantesimo del pennello di Van Gogh. Però nelle loro roulotte moderne, gli zingari hanno saputo mantenere comunque le tradizioni e i costumi dei loro antenanti. Roms, Manouches, Gitani. Arrivano dai quattro angoli del mondo, si sistemano per le strade, sulle piazze, in riva al mare. Durante otto, dieci giorni, fino al 27 maggio, qui, loro si sentono a casa, fanno parte del paesaggio della Camargue. Si possono vedere durante la giornata, vicino alle roulotte, in famiglia. La sera, a zonzo per la città: gli uomini suonano la chitarra nei caffè o per le strade, le ragazze e le donne ballano senza mai dare segni di stanchezza, in un'atmosfera di festa, di kermesse.
Un’atmosfera che però, in pieno centro cittadino, ha il sapore dell’occupazione. Con le loro tradizioni, prima di portarle fino in Francia, ci si può confrontare e scontrare proprio a casa nostra. In questi giorni, in transito proprio sulla piastra davanti allo stadio «Luigi Ferraris» è facile vederli negli stessi atteggiamenti. Perché mentre fanno festa, naturalmente non esimono dal fare un po' di bucato, invadere i nostri supermercati e lordare il terreno. Al loro passaggio i cumuli di spazzatura non si contano, le bottiglie di vino e birra sono un tappeto. Forse ci guadagnano i pneumatici delle automobili che costantemente vengono lavati dall'acqua e sapone che, dopo il bucato, le donne gettano sulla piastra. Anche per coprire la propria urina, che non esitano a fare direttamente in strada quando non vanno a «rifugiarsi» sotto i portici dello stadio o della scuola «Firpo».
Neanche l'ordinanza del sindaco di permesso sosta per 24h li ha fermati. La gente della zona ha subissato i commissariati di zona di telefonate. Ma come sempre non si è visto alcun intervento delle forze dell’ordine. «Speriamo che adesso che sono tutti là in Camargue - dice Roberto Regoli, barista di via Bobbio - non si facciano più vedere o che i vigili vengano subito a sfrattarli appena noi li chiamiamo». E sì, perché ora, dopo domenica, si prevede l'ondata di ritorno.

E chissà perché, l’idea che Genova, città dei diritti e dell’accoglienza a chiunque, si trasformi ancora una volta nella capitale degli zingari fa paura. La preoccupazione maggiore è poi quella che stavolta, i nomadi la trovino ancor più accogliente e decidano di prolungare la tappa prima di proseguire il viaggio verso casa.

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