Zucchero, riforma-compromesso Produzione italiana salva a metà

Alemanno:«Scampato pericolo, riconvertiremo nelle bioenergie»

Zucchero, riforma-compromesso Produzione italiana salva a metà

da Roma

Pericolo scampato per l’Italia: il settore dello zucchero non scompare. È arrivata ieri al capolinea la maratona negoziale che ha impegnato per tre giorni, a Bruxelles, i ministri agricoli dell’Unione europea. Sul tavolo c'era la riforma dell'organizzazione comune del mercato dello zucchero; un dossier complesso sul quale si è giocata la prima, vera battaglia agricola della nuova Europa a 25.
Una riforma sulla quale il ministro delle Politiche agricole e forestali Gianni Alemanno ha espresso «una moderata soddisfazione» ma che dovrebbe consentire di salvare 72mila posti di lavoro che, fino a ieri, erano a rischio. Si punta a mantenere in vita i sette stabilimenti di maggiore potenzialità. Gli altri dovranno puntare alla riconversione. «Siamo partiti dall'inferno - ha detto Alemanno - da una situazione che avrebbe potuto provocare l'assoluta scomparsa del settore saccarifero. Oggi invece, ci sono le condizioni per salvare il 50% della produzione e per riconvertire su filiere innovative l’altro 50%. Dovremo puntare sul settore delle bionergie, dei biocarburanti e delle biomasse, il più affine a quello dello zucchero, per una riconversione strategica che vuole salvare tutti i livelli occupazionali».
L’Italia ha strappato anche un altro risultato importante: il taglio del prezzo di riferimento del 36% in quattro anni, contro il 39% che era indicato nella proposta di presidenza. Anche il prezzo passa dai 385,5 euro a tonnellata a 404,4 euro in quattro anni. Nello stesso tempo il nostro Paese ha chiesto, e ottenuto, di introdurre due tipi di sostegno accoppiati: uno di cui beneficeranno i bieticoltori e uno rivolto principalmente al mondo industriale. La riforma inizierà nel luglio del 2006.

Il comparto italiano avrà in tutto e subito 700 milioni di euro per far fronte alla ristrutturazione. Sono in arrivo risorse per circa 568 milioni per ristrutturare il 50% di produzione dismessa, a cui si aggiungeranno altri 127,8 milioni a titolo di aiuti alla diversificazione regionale.

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