Il reato di dopocena

La richiesta di condanna di Emilio Fede e Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione appare infondata e illegittima, perché interpreta comportamenti che sono stati assolutamente spontanei

Emilio Fede in aula testimonia al processo Ruby
Emilio Fede in aula testimonia al processo Ruby

Siccome alcune materie ritenute penali afferiscono alla sfera morale o privata, la richiesta di condanna a quattro e tre anni di Emilio Fede e Nicole Minetti per favoreggiamento della prostituzione appare infondata e illegittima, perché interpreta comportamenti che sono stati assolutamente spontanei, come in qualunque festa una persona porti un'amica che decida, per piacere o per interesse, di passare la serata come meglio crede. Sarà sicuramente accaduto anche al pubblico ministero Daniela Meliota che ha chiesto la condanna.

È bene ricordare che il Csm ha a sua volta condannato la Meliota alla sanzione della censura e della perdita di tre mesi di anzianità, perché omise di segnalare l'incompatibilità che in seno al suo ufficio le derivava dalla convivenza more uxorio con il brigadiere Michele Miccoli, aggregato dalla Guardia di finanza. Lo stesso sottufficiale che sarebbe stato poi condannato, per fatti inerenti la gestione di quella stessa indagine, a tre anni e 4 mesi per concussione, calunnia e falso. Personalmente ho la sensazione che la Meliota, nella sua legittima riservatezza, sia innocente.

Per quanto io conosca Berlusconi, posso affermare che la sua capacità di seduzione e il suo potere d'immagine verificabili in mille occasioni non

potevano in alcun modo essere agevolati e favoriti da nessuno. E lo prova, nello stesso processo, il comportamento di Chiara Danese e Ambra Battilana, che scelsero di andarsene senza essere in alcun modo coinvolte nel dopocena.

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