Il senso della toga per l'auto

Il giovane pm è mosso da ambizione e desiderio di affermazione, anche con il massimo senso del dovere

Paolo Ielo (archivio)
Paolo Ielo (archivio)

Ce lo rivela Alfonso Sabella, bravo, autobiografico e autocritico, nel film "Il cacciatore". Il giovane pm è mosso da ambizione e desiderio di affermazione, anche con il massimo senso del dovere. L'ho sempre pensato di molti e, fra i tanti, di Paolo Ielo, che ricordo giovane a Milano e scalpitante per farsi notare. Dev'essere nella sua indole. Perché, dopo avere letto delle dimissioni del giudice della consulta Nicolò Zanon per l'accusa di peculato relativa all'uso della macchina di servizio da parte della moglie e, come tanti, pensato al suo torto, oggi vedo che tutti i suoi colleghi hanno respinto le dimissioni, e che chi ha aperto l'inchiesta è proprio il procuratore aggiunto Paolo Ielo. L'accusa apparentemente sta in piedi, e lo ha ribadito in modo sostanziale Sallusti, ieri.

Ma alcuni giuristi, come Gustavo Zagrebelsky, la ritengono, sul piano formale, infondata. Il regolamento non consente interpretazioni: «A ciascun giudice è assegnato un cellulare, un pc portatile e un'autovettura». Ed ecco infatti la durissima smentita di un altro ex presidente della Consulta, Valerio Onida: «L'auto messa a disposizione costituisce un benefit, come l'auto aziendale concessa al dipendente per uso personale.

Lo dimostra il fatto che fino ad alcuni anni fa l'assegnazione veniva mantenuta anche dopo la scadenza del mandato ovviamente al di fuori di ogni esigenza del servizio. Finché queste restano le regole e la prassi non si può accusare il giudice di alcun illecito». Eccesso di zelo, dottor Ielo.

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