Commerz, cura dimagrante per tenere a freno Unicredit

Annunciati esuberi per 3.900 addetti. Il nodo Russia. La ceo tedesca a Orcel: "Lo vedo se fa una proposta"

Commerz, cura dimagrante per tenere a freno Unicredit
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«Ogni volta che si decide di fare una fusione i posti di lavoro si perdono e questo accadrebbe in tutti e due gli istituti». È l'allarme lanciato qualche mese fa da Frederik Werning, il capo del sindacato bancario Verdi che siede, in rappresentanza dei dipendenti, nel Consiglio di sorveglianza della banca tedesca. E ora cosa fa Commerzbank per difendersi dalla potenziale scalata di Unicredit? Annuncia altri 3.900 esuberi entro il 2028 per ridurre i costi. Con l'appoggio del sindacato di categoria: bella coerenza.

Circa 3.300 dei tagli riguarderanno soprattutto le funzioni centrali e le operation in Germania e vengono giustificati con la «digitalizzazione e dalla crescita dei siti internazionali». La banca stima circa 700 milioni di oneri di ristrutturazione, con impatto sul risultato netto del 2025 perciò atteso a 2,4 miliardi. Allo stesso tempo, ci sarà un aumento del personale in alcuni sedi all'estero e nella controllata polacca mBank. I vertici assicurano che il numero di dipendenti a tempi pieno del gruppo dovrebbe rimanere stabile a 36.700 persone in tutto il mondo.

Nel frattempo, l'istituto tedesco chiude il 2024 con 2,7 miliardi di utile netto in crescita del 20% e un risultato operativo migliorato del 12% a 3,8 miliardi. Questo consente a Commerzbank di alzare il dividendo a 65 centesimi. Ai soci verranno restituiti anche 1,73 miliardi per l'esercizio 2024, di cui gran parte attraverso buyback. I ricavi sono aumentati del 6% a 11,1 miliardi, in crescita anche le commissioni del 7% a 3,6 miliardi e il margine di interesse a 8,3 miliardi. La ceo Bettina Orlopp ha inoltre rivisto al rialzo alcuni target per il 2027 presupponendo che i tassi di interesse rimangano bassi. L'obiettivo è quello di convincere gli investitori - e i soci, staccando cedole più generose - che la banca può avere successo restando indipendente. Quanto a Orcel, «saremmo pronti a sederci e valutare se ci fosse una proposta concreta», ha detto ieri Orlopp.

La ceo può contare sull'appoggio del governo che possiede il 12% dell'istituto, e che sin da subito ha mostrato forti resistenze nei confronti della scalata annunciata da Orcel. I risultati delle elezioni anticipate di fine febbraio potrebbero cambiare lo scenario ma anche il candidato conservatore, Friedrich Merz, si è espresso contro un possibile matrimonio e ha respinto l'offerta di Unicredit definendola «estremamente ostile». Sarà, inoltre, interessante vedere se la Commissione Ue aprirà un file ai fini della FSR (il regolamento Foreign Subsidies): l'acquisizione di Commerz, è infatti la tesi cavalcata da chi è contrario all'operazione, potrebbe richiedere un controllo extra della Ue tramite una revisione dei sussidi esteri perché Unicredit avrebbe tratto vantaggio per anni delle basse aliquote fiscali per le sue attività in Russia.

E forse non è un caso se mercoledì anche Giuseppe Castagna, ceo del Banco Bpm ovvero l'altra preda di Orcel ha chiesto «chiarezza» in merito

all'esposizione di Orcel in Russia e all'operazione su Commerzbank a tutela dei suoi azionisti. È però difficile che questo tema possa essere sollevato anche dagli italiani nel valutare l'utilizzo del golden power su Unicredit.

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