Descamisados

Non c'entra niente. Ma a proposito di camicie nere ci viene in menteche Franco Freda, neofascista il cui nome è inciso a caratteri runici nella storia dell'Università di Padova, portava solo dolcevita bianchi

Emma Ruzzon
Emma Ruzzon
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È una fissazione delle giovani generazioni. Invece di prepararsi ai problemi del futuro preferiscono sbarazzarsi di quelli del passato. La loro priorità, a parte i tappi di plastica, è eliminare il fascismo.

Dovrebbero essere proiettati nel 2100 e sono i più novecenteschi di tutti.

E così ieri, all'inaugurazione dell'anno accademico dell'Università di Padova, una di quelle cerimonie imperdibili se non si ha niente da fare, la presidente del Consiglio degli studenti, una ragazza fan di Bersani e membro del sindacato rosso degli universitari, dopo un discorso sul pericolo del ritorno al fascismo,

tema di rara originalità, con un vero coup de théâtre - perché ormai l'antifascismo è avanspettacolo - s'è tolta l'elegante camicia nera che indossava per poter dire: «In tanti in Italia dovrebbero farlo».

Comunque rispetto a chi resta in perizoma sul palco in nome della lotta al patriarcato è un passo avanti. Sotto il vestito del conformismo, niente.

Curioso: l'ossessione fascista germoglia soprattutto nelle aule: aula magna, aule giudiziarie, aula mediocritas... (è un calembour...).

Non c'entra niente. Ma a proposito di camicie nere ci viene in mente

che Franco Freda, neofascista il cui nome è inciso a caratteri runici nella storia dell'Università di Padova, portava solo

dolcevita bianchi.

Noi ce la mettiamo tutta a essere di sinistra. Ma poi ci sorge il dubbio che tutti quelli che oggi in democrazia fanno a gara per togliersi la camicia nera, sotto Mussolini sarebbero stati i primi a mettersela.

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