
Mtv e Non è la Rai, il Gabibbo e il Tamagotchi, le Dr. Martens e il Barbour, il Game Boy e la Playstation, Uan di Bimbumbam e i Simpson, le Spice Girls e le boyband (americane e inglesi, il K-pop doveva ancora arrivare), la serie Beverly Hills 90210, I ragazzi del muretto e Twin Peaks, il pop gioioso di Britney Spears e il grunge struggente di Kurt Cobain, i walkman e l'emozione della prima casella di posta elettronica con il modem a 56k (di cui ancora ricordiamo il suono), le Notti magiche di Italia 90 e le discese di Alberto Tomba, le schede del telefono che sostituiscono i gettoni e i cd che rimpiazzano le cassette, i primi Motorola, la nascita di Google e la pecora Dolly clonata e ancora tanto altro, ché gli anni Novanta sono un decennio ad altissima densità e difficilmente imbrigliabile.
Fausto Colombo, acuto sociologo e prorettore della Cattolica di Milano scomparso pochi mesi fa, li aveva indagati ne La cultura sottile (Bompiani), un libro del '98 invecchiato benissimo, in cui dimostra quanto la dieta mediatica formi la memoria di una nazione (e noi che seguivamo le sue lezioni all'università ancora ci ricordiamo perché Dylan Dog, il detective dell'incubo inventato da Tiziano Sclavi ed edito da Sergio Bonelli, sia stato per i teenager del tempo molto più di un semplice fumetto).
«Gli anni Novanta sono sfuggenti e complessi. E poi sono troppo vicini a noi per essere considerati storia e venire, appunto, studiati a scuola. Eppure, sono fondamentali per capire il presente». Siamo al telefono con Davide Monaco, classe '77, direttore della Fondazione Terre Medicee e appassionato collezionista di giornali, riviste, cimeli: ha curato, con Andrea Tenerini, Ritorno ai '90. La prima mostra sul decennio che ha cambiato il mondo, visitabile fino al 27 luglio negli spazi del Palazzo Mediceo e nelle Scuderie Granducali di Seravezza, comune incastonato tra le Apuane e la Versilia.
È un viaggio a rebours per chi quegli anni li ha vissuti da ventenne e forse un po' li rimpiange, un'avventura piena di sorprese per tutti gli altri: decennio intenso «con un'accelerata finale che ci butta nel nuovo Millennio», gli anni Novanta hanno visto sulla scena politica Nelson Mandela, prima scarcerato e poi presidente del Sudafrica, la guerra dei Balcani dopo lo sfaldamento dell'ex Iugoslavia, la Germania rimboccarsi le maniche in seguito alla caduta del Muro, il Golfo in fiamme per la guerra del petrolio, gli Usa ipnotizzati dallo scandalo Lewinsky, la Russia nuova di Boris Eltsin e poi ancora gli accordi di Oslo tra Rabin e Arafat, il lancio delle monetine a Bettino Craxi e Tangentopoli a Milano, la discesa in campo di Berlusconi e l'Ulivo.
Fa effetto, a pensarci bene. «Il cimelio anni Novanta di cui sono più geloso? Una tovaglietta del McDonald's di Mosca aperto nel 1990. Penso sia un simbolo perfetto di quel periodo: la moda del fast-food, la Russia che si apre all'Occidente, il blocco sovietico che crolla, i giovani del mondo che vogliono frequentare gli stessi luoghi», racconta Monaco.
La mostra che ha progettato si apre con un pezzo originale del Muro di Berlino («gli anni Novanta cominciano dall'89») e poi il racconto si snoda in nove sale e altrettante sezioni: attualità e politica, sport, musica, tecnologia, moda, pubblicità, tv commerciale, design, giocattoli mentre le Scuderie, circondate da 7mila mq di giardino, accolgono la sezione cinematografica, curata da Mauro Brolis, con spezzoni di film dell'epoca. Tanti i giornali, le riviste, le locandine, i biglietti delle discoteche e dei concerti («Chi è nato negli anni Novanta non è ancora uscito dal grunge», dice Monaco e si fatica a dargli torto) e poi i più disparati cimeli che hanno fatto la storia del costume, dagli abiti di Moschino ai Levi's, da Jack Skeletron, il pupazzo di Nightmare before Christmas, agli occhiali di Mike Bongiorno, dai videogiochi all'ombrellino giallo della signora nello spot dei Ferrero Rocher.
Affatto ideologici e di certo schiacciati tra la spensieratezza degli anni Ottanta e la frenesia del
Duemila, gli anni Novanta hanno incubato le grandi trasformazioni del mondo di oggi nella politica, nella tecnologia, nella cultura di massa.Anni di passaggio? Forse. Ma anche il punto più alto raggiunto dal mondo post-moderno.
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