I migranti tornano a minacciare: "Meloni prima killer, farà una brutta fine"

La missione in Libia di Giorgia Meloni ha scatenato i sentimenti d'odio dei migranti nei confronti del premier, perché c'è chi ha interesse a lasciare che i flussi restino nelle mani dei trafficanti

I migranti tornano a minacciare: "Meloni prima killer, farà una brutta fine"
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La presenza di Giorgia Meloni a Tripoli ha fatto molto scalpore, soprattutto tra chi ha interesse che i flussi migratori permangano in essere nelle modalità in cui sono oggi, con l'unica modifica di un'apertura totale delle frontiere per la depenalizzazione del reato di clandestinità. Se prima sono state le Ong a scagliarsi con violenza contro il premier e il ministro degli Interni, ossia le organizzazioni che seguono una precisa agenda politica che vorrebbe campo libero per le loro navi e l'abolizione delle frontiere per garantire la libera circolazione di tutti, poi sono stati gli stessi migranti ad alzare la voce contro il presidente del Consiglio.

L'idea che vengano strutturati degli accordi al fine di togliere il business delle migrazioni dalle mani dei trafficanti di uomini per ridurre le morti in mare e che i flussi vengano gestiti dagli Stati, con soluzioni legali e sicure, non piace dall'altro del Mediterraneo, perché causerebbe un contraccolpo enorme all'economia parallela. Nel Nord Africa esiste una vera e propria filiera dietro le migrazioni clandestine e sono migliaia le persone che vi lavorano. I trafficanti sono la punta di un iceberg che muove un'economia da milioni di euro ogni anno, che va necessariamente fermata. Ma chi lavora in quel settore, o chi spera di prendere il mare illegalmente, non è d'accordo.

"Lei è la prima killer", è l'accusa che viene fatta a Meloni da un certo Wizi, che si accoda a chi sostiene che il premier abbia la responsabilità dei morti in mare, perché dovrebbe fare in modo che chiunque tenti la traversata venga recuperato dagli assetti italiani. E per dare maggiore forza a queste accuse utilizzano i bambini che ogni anno muoiono nel Mediterraneo, deresponsabilizzando completamente i trafficanti, che li usano come leva per raggiungere l'obiettivo, e i loro genitori che irresponsabilmente fanno loro affrontare i viaggi della morte. "Meloni, sei responsabile di tutto quello che accade in Libia e in Tunisia. Di tutte le morti e le prigioni dei fratelli sub-sahariani, dei fratelli africani. Il loro sangue ricadrà sulla tua testa e su quella dell'autorità tunisina", si legge in un altro messaggio contro il premier.

Sono imprecazioni violente quelle che si leggono in queste righe che, più che rappresentare un pericolo concreto per Meloni, sono lo specchio dell'odio che cova chi ambisce a sbarcare nel nostro Paese.

Un odio alimentato dalla propaganda delle Ong che operano nel Mediterraneo, i cui social sono seguiti da queste persone, le cui invettive alimentano la convinzione di avere diritti da esercitare sull'Italia e il diritto di minacciare, seppur a vuoto, un presidente del Consiglio. Perché leggere, tra le decine di commenti, da parte di un certo Lamine, "Farai una brutta fine", riferito a Giorgia Meloni, è senz'altro motivo di riflessione.

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