«Approccio a 360 gradi», assieme ai paesi africani, per fermare la migrazione illegale e combattere i trafficanti di uomini creando benessere e opportunità di lavoro, attraverso le imprese italiane, grazie al piano Mattei. Giorgia l'africana vola a Tripoli per la terza volta, da quando si è insediata Palazzo Chigi, per individuare le linee strategiche che dovrebbero invertire la rotta, spostando l'asse sulla migrazione legale, assieme ai rappresentanti di 28 paesi dal Mediterraneo al Sahel. L'occasione è il Forum Trans-Mediterraneo sulle migrazioni organizzato dal primo ministro libico Abdul Hamid Dabaiba.Dalle coste libiche è partito quest'anno il flusso maggiore di migranti verso il nostro paese (17.659), ma pur sempre il 39% in meno rispetto allo scorso anno. Assieme alle partenze dalla Tunisia, anche in netta diminuzione, sono sbarcati a casa nostra, fino a ieri, 30.624 migranti. Molti meno rispetto agli 80mila dello stesso periodo dello scorso anno a dimostrazione che il governo italiano ha imboccato la strada giusta. Il premier libico denuncia che il paese rischia di esplodere con 750mila migranti illegali. La guerra civile in Sudan ha provocato una fuga in massa con mille ingressi al giorno nel Sud Est del paese. La piccola città oasi di Kufra è «invasa» da 40mila sudanesi. La situazione è fuori controllo sia dal punto di vista sanitario che della sicurezza.
Meloni sottolinea che «in Italia è successo negli ultimi anni che non abbiamo potuto far entrare legalmente molte persone perché abbiamo troppi migranti illegali». L'approccio con i paesi di partenza e di transito deve essere quello previsto dal piano Mattei. Nè predatorio, nè caritatevole: «Il modo giusto di collaborare è una cooperazione tra pari, strategica, portando investimenti per risolvere i problemi di entrambi» spiega Meloni a Tripoli. E propone l'esempio dell'energia, che serve all'Europa e abbonda, talvolta non sfruttata, in Africa. «La Libia è una delle nostre priorità. Abbiamo lavorato insieme sull'energia. Stiamo lavorando insieme sulle infrastrutture. Stiamo lavorando sulla formazione e su diversi temi che sono molto strategici per entrambi» ribadisce Meloni. A Tripoli annuncia un business forum ad hoc, che «nei prossimi mesi, metterà insieme le nostre migliori aziende». E aggiunge che «non si può risolvere il problema delle migrazioni se non si va alla sua origine» creando «una nuova cooperazione tra Europa e Africa».
Nella seconda parte del Forum sono stati i ministri dell'Interno a confrontarsi per «passare da una cooperazione tattica tra singoli Paesi a un approccio regionale strategico», come dichiara Matteo Piantedosi. L'obiettivo è non chiudersi nella «fortezza» Europa, ma «creare le condizioni per una riduzione di carattere regionale dei flussi illegali a beneficio di tutti i Paesi». La strategia italiana è non mollare la presa: ai primi di ottobre a Mirabella Eclano, in Campania, si terrà il G 7 dei ministri dell'Interno, allargato ai pesi della sponda Sud del Mediterraneo, per lanciare un Piano d'azione contro il traffico di esseri umani e nuovi modelli di partenariato per gestire i flussi illegali. Da Tripoli, il presidente del Consiglio, volerà in Inghilterra per la riunione della Comunità politica europea. Una delle tavole rotonde, presieduta da Albania e Italia, riguarderà le migrazioni. Su X, i talebani dell'accoglienza tedeschi di Sea Watch, sbraitano contro la presenza di Meloni e Piantedosi a Tripoli scrivendo addirittura che «auguriamo loro tutto il male dal profondo del nostro cuore».
La premier risponde a sua volta su X: «Un cuore bizzarro, c'è da dire. In ogni caso, il governo continuerà a lavorare per fermare la tratta di persone, l'immigrazione clandestina e le morti in mare. Che a loro piaccia o meno».
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