
«Sono innocente e so aspettare: ho fiducia nella giustizia per Chiara»: sono le parole di Alberto Stasi. Filtrano attraverso la sua difesa, Giada Bocellari, l'avvocato che lo ha seguito in tutti i gradi di giudizio: «Speravamo in una svolta, ma, di recente, non abbiamo fatto richiesta di riapertura delle indagini».
Come ci si è arrivati?
«Apprendo dalla stampa che la procura di Pavia ha ottenuto la riapertura delle indagini, dopo che la cassazione lo ha imposto».
Ripartendo da una consulenza tecnica che avevate depositato tre anni fa, mai presa in considerazione.
«È un lavoro che verteva su più elementi fra cui il dna maschile sulle unghie di Chiara e le impronte nella casa. Depositammo in Procura ma non accadde nulla».
Partiamo dal dna ritrovato sulle unghie.
«C'è stata una perizia nel 2014, in fase di appello bis, poi nel 2016 abbiamo presentato una consulenza che aveva portato ad indagare la posizione di Andrea Sempio, successivamente archiviata. Ora la Procura sarebbe arrivata alla stessa nostra conclusione: quel dna non è degradato, ma parla».
E dice che?
«È un dna che si può comparare. Ecco perché serve il dna di Sempio. Sarà l'indagato a spiegare come quel dna sia arrivato sulle unghie di Chiara. Oggi è stato analizzato non più solo secondo una expert opinion, da uomini quindi, ma anche con un software che rileva in percentuale la corrispondenza. In passato si concluse solo che sulle unghie c'era dna maschile».
Dopo quanto tempo un dna sparisce dalle mani?
«È materia per genetisti. È poco verisimile, però, ipotizzare, che sulle mani di Chiara che pure possono aver toccato le stesse superfici dai mobili a un pc - di Sempio, dato che era di casa e amico del fratello, il dna sia resistito così a lungo. I Poggi erano via da 10 giorni: Sempio, partito l'amico, non aveva ragione di frequentare quella casa. Chiara si sarà lavata le mani, non accendeva il pc da tre giorni. Se, poi, quel dna fosse anche sotto le unghie, allora ...».
Potrebbe essere il dna di un aggressore da cui ci si difende.
«Per esempio, si vedrà».
Una tazzina, un cucchiaino, una bottiglietta d'acqua: per prelevare il dna di Sempio avevate ingaggiato un investigatore privato.
«Fummo anche denunciati, ma all'epoca una circolare del Garante permetteva quel modo di procedere, in un'indagine difensiva e così tutto fu archiviato, poi cambiarono la metodologia».
Cosa non torna con le scarpe?
«Stasi ha il 42, il numero di Sempio non è stato accertato. Abbiamo dimostrato che quell'impronta - che è uno degli elementi contro Stasi -, può essere compatibile con un range che va dal 42 al 45».
Fra i punti non chiari ci sono telefonate da Sempio a casa Poggi anche quando il fratello Marco era già in vacanza.
«I tabulati ne attestano 3 nei giorni precedenti l'omicidio: il contenuto, non essendo una utenza intercettata, è noto solo a Sempio ormai. Ma in quella del'8 agosto, durata 22 secondi, colpisce che Andrea e Chiara si siano detti, anzi ripetuti, solo che il fratello Marco, fosse partito. È la stessa cosa secondo Sempio -, che si sarebbero detti il giorno prima, sempre in pochi secondo di telefonata».
Richiederete una revisione del processo?
«Si, ma non ora. Tecnicamente non siamo parti di questa nuova inchiesta. Leggeremo gli atti della Procura. Per una revisione non serve che Sempio sia rinviato a giudizio, ma che i nuovi elementi facciano sorgere ragionevoli dubbi sulla colpevolezza di Stasi: allora procederemo».
Quanto manca al fine pena per Stasi?
«Dal 2023 esce per lavorare. Mancano circa 3 anni, ma fra pochi mesi sarà in termini per l'affidamento in prova».
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