"La Cgil? Blocca tutto. Ora una Pa più moderna con aumenti e merito"

Il ministro Paolo Zangrillo: "Io tratto e il sindacato fa politica. Ascoltiamo gli utenti per la semplificazione"

"La Cgil? Blocca tutto. Ora una Pa più moderna con aumenti e merito"

Una pubblica amministrazione moderna, meritocratica e anche «umana». La visione è questa, sta già facendo strada negli uffici e nei servizi, traducendosi in provvedimenti concreti: dai nuovi contratti a un disegno di legge imminente sul merito, a una consultazione per una «burocrazia» più semplice e accessibile, con i cittadini che potranno segnalare problemi e proporre soluzioni. Il ministro Paolo Zangrillo ieri ha incassato la firma definitiva del contratto delle Funzioni centrali, e già guarda oltre.

Ministro, un passo avanti atteso da molti.

«Riguarda 195mila dipendenti di ministeri e agenzie, è l'atto conclusivo di un percorso partito nel 2024 ed è un bel passo avanti. Contiene molte novità, è il primo contratto della tornata 2022-2024, si affianca a quello in itinere per il comparto Difesa-Sicurezza e auspico apra la strada alla firma degli altri. Siamo in una stagione con un approccio molto diverso dal passato, veniamo da anni vissuti in modo sofferto».

Ci spieghi.

«Negli anni 2009-2016 c'è stato il blocco totale della contrattazione nel pubblico impiego. Nel 2016-18 c'è stato un rinnovo molto inferiore all'inflazione cumulata. Per finanziare la tornata contrattuale 2019-21 sono state necessarie quattro manovre. Lo dico ai sindacati come Cgil e Uil, che sostengono la mancanza di risorse adeguate».

Che invece ci sono state.

«Certo, come mai accaduto prima. Nella legge di bilancio 2023 sono stati stanziati 8 miliardi, un terzo della manovra, e la legge di bilancio 2025, un mese fa, ne ha stanziato quasi 12 miliardi per rinnovare il 2025-27 e il 2028-30. Parliamo di 20 miliardi in due manovre. Cisl e autonomi hanno firmato, garantendo il 50% della rappresentatività, Cgil e Uil no, sostenendo la necessità di stanziamenti superiori. Faccio notare che per coprire l'impatto dell'inflazione sarebbero stati necessari più di 30 miliardi».

È una logica populista: chiedere ciò che non si può avere.

«È un approccio politico. Dico una cosa: quando nel 2016 è stata riavviata la contrattazione, è stato firmato un rinnovo con un aumento del 3,4% con inflazione a doppia cifra. Allora, chiedo, perché allora andava bene e ora no? Perché il governo era di centrosinistra? Questo fa sorgere il sospetto di un approccio politico, che inquina le dinamiche negoziali».

Su tutta la contrattazione?

«Dieci giorni fa, all'Aran, è stato convocato l'ultimo incontro per la firma nel comparto sanità. All'ultimo istante sono mancati i numeri per firmare il contratto, che prevedeva un incremento salariale pari al 6,8%: tanto per fare un esempio, per il personale del pronto soccorso, sarebbe stato di 520 euro mensili. Ma c'è di più, la mancata firma preclude la possibilità di un negoziato per il rinnovo 2025-2027. Io cerco di chiudere, ragionando come un negoziatore, e mi trovo con una controparte che ragiona in termini politici e non guarda al merito».

Ma la Pa sta cambiando.

«Guardi, noi siamo il primo datore di lavoro d'Italia, con 3,2 milioni di addetti. L'Italia viene da una narrazione di una burocrazia ridondante e pletorica, legata al posto fisso. Non sempre vero, se guardiamo ai numeri, quali il rapporto fra residenti e addetti. Noi abbiamo 5,8; Francia e Germania sono sull'8-9. Ma si deve cambiare».

Come la vede nel futuro?

«La visione è una Pa moderna e accessibile, nell'ottica dei servizi da dare a cittadini e imprese, mentre tutto cambia velocemente. La mia idea è partire dalla persone, sapendo che da qui al 2032 un milione di persone andrà in pensione. Serve un percorso virtuoso. In primo luogo ristabilendo dopo anni numeri adeguati. Nel 2024 abbiamo bandito 22mila concorsi per 340mila posti di lavori, con 1,3 milioni di candidature. Tutto ciò è stato possibile grazie alla digitalizzazione delle procedure, che ci ha consentito di accorciare i tempi, passando dai 780 giorni del 2021 ai 150 di oggi».

La digitalizzazione?

«Ho fatto il punto con la presidente del Consiglio di recente. Con le iniziative del dipartimento della Funzione pubblica stiamo centrando gli obiettivi Pnrr di supporto agli enti locali, abbiamo rafforzato la piattaforma digitale formativa Syllabus e rilanciato, insieme alla Scuola nazionale di amministrazione, i poli formativi territoriali. A questo aggiungo l'avvio di un'assistente virtuale, Camilla, un avatar di intelligenza artificiale generativa che indirizza i candidati, in tempo reale, nella scelta dei concorsi pubblici».

Gli altri obiettivi?

«Stiamo lavorando sulla semplificazione amministrativa. Se ne parla da 30 anni. Siamo partiti. Ci sono 600 procedure da semplificare entro il 2026 in chiave di Pnrr, 200 entro il 2024. Siamo in linea. Obiettivo è una pubblica amministrazione accessibile, semplice e capace di rispondere alle domande di cittadini e imprese. E lo stiamo facendo con un programma, Facciamo semplice l'Italia. La tua voce conta che si realizza nel dialogo continuo con istituzioni territoriali e associazioni di categoria. Questa settimana stiamo lanciando una consultazione pubblica rivolta ai cittadini, chiedendo loro di aiutarci a comprendere le loro attese dandoci fondamentali suggerimenti».

E il merito?

«Nelle prossime settimane porterò in Consiglio dei ministri un disegno di legge per valorizzare il lavoro delle nostre persone, premiando le tante eccellenze presenti nella Pubblica amministrazione».

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