Il "ci stiamo frequentando" che vale quanto un cocomero

Per sfoghi, consigli e persino per pessimi esempi, scrivetemi all'indirizzo: postadelcuore@ilgiornale.it

Il "ci stiamo frequentando" che vale quanto un cocomero
00:00 00:00

Ha presente il modo tipico spesso usato per far intendere l’inizio di una relazione? «Ci stiamo frequentando!». Questo ci dimostra quanto superficialmente ci si approcci ora tra due persone! Io posso semmai frequentare un corso, una facoltà, un master. L’alternativa è «mi sto vedendo con... ». Comprendo che sia un modo subdolo per mettere le mani avanti sull’evolversi della relazione. E mi immagino che non passino i loro incontri a ... «vedersi». Non molto differente da quello che negli anni ’90 era definita «una storia» ovvero un legame «mordi e fuggi». Tutto ciò mi ricorda il tassello di cocomero «alla prova» in alcuni mercatini rionali. Dò un morso (appunto) ma non necessariamente poi acquisto tutto il cocomero! Peccato che qui però si parli di relazioni sentimentali non di cocomeri! E qui mi viene in mente il cane in «tournée» al parco citato da un lettore!
Salvatore

Caro Salvatore, uso la sua ineccepibile lettera per spezzare, una volta tanto, una lancia a favore dei vituperati «ragazzi d’oggi». Il «mordi e fuggi», glielo assicura una dell’era del Pleistocene come me, esiste da ben prima della loro scarsa capacità attentiva da farfalla. Così come il «ci stiamo frequentando» e del «mi sto vedendo con...» che così puerilmente si sostituiscono a una definizione onesta del rapporto che si sta vivendo. Certo, forse quello che si può dire è che un tempo (cioè ai miei tempi) i soli a iniziare e condurre una frequentazione in questo modo erano principalmente i più «debosciati» sentimentalmente di ambo i sessi. Perciò ad avere tanto «ricambio» tra le lenzuola e tanto disimpegno emotivo erano sostanzialmente i soggetti meno raccomandabili. Mentre oggi, forse, questa spavalda tendenza riguarda un po’ tutti. Si sentono ganzissimi a parlare di «certe» cose in un «certo» modo ignorando, i poverini, quale sia l’alternativa senza la quale, peraltro e come è noto, non sarebbe mai stata composta mezza canzone d’amore di quelle come Dio comanda. Anche il «mordi e fuggi» ha le sue note di riferimento, per carità.

Di norma sono strofe «rappate» piene di frasi irripetibili e interpretate da tipi con jeans molli, calzini bianchi e felpe acriliche che credono che ballare significhi indicarsi i genitali. Ma tant’è, ogni amore ha la colonna sonora che si merita. Diciamo che la perdita di stile peggiora inevitabilmente ogni cosa: anche il modo di considerare (e viversi) le avventure di letto.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica