
Milano di nuovo palcoscenico di contrasti ideologici, tra la piazza di chi vuole il sostegno senza condizioni all'Ucraina e quella di chi ha seri dubbi sul riarmo dell'Ue e non solo su quello. Marco Rizzo (foto) prende un pezzo di scena delle piazze meneghine nel fine settimana. Sull'altra sponda, Iv, + Europa, Azione e Radicali in sostegno di Volodymyr Zelensky. «Pace, sovranità, no Ue», invece, è il nome della manifestazione organizzata dall'ex Pci e da Francesco Toscano. In piazza della Scala, due giorni fa, Democrazia sovrana e popolare ha riunito una fetta consistente degli anti-europeisti italiani. «L'unico programma politico che può salvare il nostro Paese dalla guerra e dalla crisi economica», scrive Rizzo su X dopo l'evento. La foto, plastica, lo ritrae mentre strappa i trattati dell'Unione europea. Sono le consuete posizioni di Rizzo. Toni netti: l'opinione sulle cancellerie di Bruxelles è quella, e di sorprese non ce ne sono. Meno ovvia, invece, è la posizione dell'ex Pci sul premierato. Sì, perché l'ex parlamentare Ue si dice favorevole alla «madre di tutte le riforme» di stampo meloniano. Pure il presidenzialismo è ben visto. «Il tema delle riforme istituzionali - spiega al Giornale - non può essere staccato da quello che una volta si definiva il complesso dei rapporti di forza». Rizzo ne fa una questione storica. «A partire dalla caduta del muro di Berlino e del blocco socialista, l'economia e la grande finanza hanno di fatto schiacciato e subordinato la politica ai loro voleri». E ancora: In Italia, in particolare, l'enorme vuoto della politica è stato in parte soppiantato dalla magistratura e dalla capacità del mainstream di orientare l'opinione pubblica». Per il comunista, c'è la necessità di un riequilibrio dei poteri. E c'entrano anche la vittoria di Donald Trump in Usa e le nuove relazioni con la Russia di Vladimir Putin. «Di fronte al grande mutamento derivato dalla volontà di pace e collaborazione tra Stati Uniti e Russia - aggiunge - , è necessaria una abile capacità di intercettare ed ampliare quella forma la disarticolazione del blocco occidentale operata da Trump».
Ecco perché «forme di premierato» o anche di «presidenzialismo» - per il leader di Democrazia sovrana e popolare - , potrebbero riportare un protagonismo dell'elettorato e quindi della politica contro la tecnocrazia europea e le stesse multinazionali».
Insomma, per un comunista vecchio stampo, il ritorno del primato della politica è il fine. Il mezzo, o almeno uno dei, è il cambio di assetto istituzionale, con l'approvazione del premierato. O, perché no, del presidenzialismo.
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