Il duello sul futuro tra Musk e Altman. Lotta tra visionari (un tempo alleati)

Fondano uniti OpenAi, Elon lascia e Sam sbanca con ChatGpt. Fino all'offerta folle

Il duello sul futuro tra Musk e Altman. Lotta tra visionari (un tempo alleati)
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Il genio visionario di chi vuole incidere sul futuro dell'umanità, la ferocia del combattente che vede il suo rivale avvicinarsi al successo. Nell'offerta da 97,5 miliardi di dollari lanciata da Elon Musk contro Open Ai, la società leader nell'intelligenza artificiale guidata da Sam Altman, c'è tutto questo. Al centro della contesa il controllo di una tecnologia destinata a cambiare il mondo e un'enorme quantità di soldi: in base a quanto messo sul tappeto da Musk Open Ai è valutata 300 miliardi.

Il padrone di Tesla e Altman si conoscono da sempre. A unirli lo zelo missionario e la fede in quella che qualcuno ha definito «tecno-onnipotenza», la visione di un mondo in cui è la tecnologia a comandare. Nel 2015 fondano insieme Open AI, ente no profit nato con l'idea che l'intelligenza artificiale sia troppo importante (e pericolosa) per essere affidata a una società commerciale. Per Musk, almeno in quel periodo, è una specie di ossessione. Ne parla spesso, per questo litiga anche con Larry Page, fondatore di Google, che crea una startup nel settore, DeepMind. «La più grande minaccia esistenziale per l'uomo è probabilmente l'intelligenza artificiale», ripete in un discorso al Mit di Boston. I computer «finiranno per ridurci al ruolo di animali domestici e io non voglio diventare un animale domestico». Sembra strano, detto da lui, ma l'esempio che ha in mente, citato da Walter Isaacson, nella biografia di Musk, è quello di Hal, il «cervellone» che si ribella all'uomo nel film 2001 Odissea nello spazio.

Altman, sebbene in maniera meno appassionata, sembra condividere le preoccupazioni del socio. Passano però tre anni e i due finiscono per litigare, Musk abbandona Open Ai e fonda una sua società. Altman cambia un po' alla volta posizione: da «doomer», apocalittico, diventa «boomer» e sempre più spesso racconta di un aureo futuro in cui l'uomo, onnisciente grazie alla potenza di calcolo infinita dei computer, sarà in grado di risolvere ogni problema. Dopo il lancio di ChatGpt, primo esempio di intelligenza artificiale in grado di dialogare con l'uomo, la vittoria sembra sua. Ma il nuovo mondo è solo all'inizio. E l'ormai unico dominus di Open Ai ha il problema di attirare investitori per finanziare la ricerca e i costi dello sviluppo di reti sempre più potenti: Open Ai perde ogni anno 5 miliardi di dollari. Per questo avvia una complicata operazione giuridica: Open Ai crea un braccio commerciale, la «vecchia» entità rimarrà come una sorta di fondazione, controllando solo una quota di minoranza del nuovo colosso.

Per Musk è un anatema, l'imprenditore denuncia subito l'operazione di fronte a un tribunale della California, dove Open Ai ha la sua sede. «Non è possibile che uno strumento così potente sia in mano a un monopolista», dice uno dei suoi avvocati. Il giudizio va però per le lunghe. In più ad Altman riesce un colpo da maestro. Un giorno dopo il suo insediamento Donald Trump lo riceve alla Casa Bianca e annuncia il progetto Stargate, 500 miliardi di investimenti per l'intelligenza artificiale. «Senza di lei presidente non avremmo potuto fare nulla», dice a Trump. In realtà, scrive il New York Times, il progetto era pronto da tempo e i soldi li mettono investitori privati. Ma ad Altman serve accreditarsi di fronte al nuovo potere.

Per Musk è l'ora di far entrare in campo

l'artiglieria pesante. Un primo successo è già suo: anche se non sarà accettata, l'offerta rallenterà comunque il cambio di pelle giuridico voluto da Altman. Contro di lui, per ora, Musk ha un solo commento: «Truffatore»

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