"Rovagnati? Possibile il disorientamento dei piloti"

L'ex pilota di elicotteri: "Può accadere con la nebbia, decisivo affidarsi agli strumenti"

"Rovagnati? Possibile il disorientamento dei piloti"
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Il disorientamento è l'incubo dei piloti di elicotteri. Rappresenta un momento di confusione. Un momento in cui la strumentazione dice che la macchina si trova esattamente dove dovrebbe essere e sta facendo tutto quello che deve fare. Ma il tuo corpo sente altro. Percepisce che la macchina sta andando precipitosamente verso il basso o, al contrario, verso l'alto.

Sono pochi minuti, così raccontano i piloti, terribili. E che possono spesso fare la differenza tra la vita e la morte, come accaduto probabilmente l'altra sera nella tenuta della famiglia Rovagnati.

Comprendere cosa sia il disorientamento, per chi non lo ha mai provato, è difficile. Si può testare chiudendo gli occhi mentre si è sul lato passeggero in macchina. Si sente l'auto che gira, che scende e che sale. O meglio: lo si percepisce.

Come ci spiega un ex pilota di elicotteri della Marina militare, che ora opera nel mondo dei voli civili: «Mi è capitato molto spesso, quando volavo dal mare di notte o comunque in condizioni dove non avevo riferimenti esterni. Il disorientamento spaziale si verifica infatti in condizioni di scarsa visibilità, quando non è possibile vedere il terreno e l'orizzonte e il nostro senso dell'orientamento viene facilmente meno. Senza questi riferimenti - come nel caso di forte nebbia o di buio totale - questa percezione dell'orientamento può diventare ingannevole. Quello che sembra una corretta traiettoria, in una situazione simile, può essere facilmente fraintesa».

È davvero questione di poco. Anche perché l'elicottero è una macchina in cui gli strumenti hanno un equilibrio preciso che non è sempre facile mantenere.

«Questa percezione alterata non è solamente un fenomeno fisico, ovvero il fatto che non riesci più a vedere, ma è anche un fenomeno psicologico che può portare a prendere delle decisioni sbagliate, come ad esempio cambiare rotta o assetto quando queste azioni non sono affatto necessarie e sarebbe sufficiente affidarsi alla strumentazione» spiega il pilota.

Durante l'addestramento viene fatto il possibile per avvicinare i futuri aviatori a questo momento che, prima o poi, arriva sempre.

«Tanto viene fatto anche al simulatore di scenari di bassa visibilità perché, per contrastare questo fenomeno, è necessaria non solo tanta pratica, ma anche tanta disciplina, autocontrollo (perché è fondamentale cercare di mantenere la calma), capacità di rimanere concentrati in situazioni così particolari e agire, come dicevo prima, basandosi esclusivamente sui dati tecnici, quindi sugli strumenti e non sulle sensazioni». Può sembrare una reazione contro natura. E in parte lo è. Ma è anche l'unico modo di sopravvivere quando si perde ogni riferimento.

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