
L’affollatissimo febbraio continua a deliziare gli amanti del calcio con tante partite interessanti ma le conseguenze iniziano a farsi sentire. I tanti impegni si fanno sentire sulle gambe dei giocatori ed il rischio di passi falsi aumenta a dismisura. Ben pochi, però, si sarebbero aspettati lo stop del Napoli schiacciasassi contro l’Udinese, un assist importante nei confronti delle inseguitrici. Se Conte mastica amaro, le protagoniste della corsa alla Champions hanno approfittato al meglio di questo risultato ma in maniera molto diversa.
Lazio ed Atalanta hanno asfaltato le rispettive avversarie mentre Milan e Juve non hanno del tutto convinto: il Bologna si è fatto addirittura fermare sullo 0-0 dal Lecce. L’occasione per una tra Inter e Fiorentina, che giocheranno il posticipo di oggi, è di quelle da non farsi scappare ma solo una potrà sorridere al triplice fischio. In attesa di conoscere il verdetto di questa gara da sei punti, vi racconteremo il meglio e il peggio del fine settimana della Serie A nel nostro solito pagellone del lunedì. Buon divertimento.
Atalanta, Retegui basta e avanza (7,5)
Proprio quando la Dea sembra quasi in crisi, ecco che ti tira fuori un partitone come a mettere a tacere le critiche. La banda del Gasp prende l’Hellas e ci pulisce il parquet, stampando una manita in faccia agli scaligeri che non ammette repliche. L’Atalanta parte un po’ fiacca e questo sembra incoraggiare i padroni di casa, con Hien provvidenziale ma un po’ ruvido su Mosquera. Alla lunga, però, i bergamaschi ne hanno troppo di più e si affidano a Mateo Retegui per chiudere nel giro di pochi minuti la pratica. L’italo-argentino segna due gol in quattro minuti, segnando il terzo dei suoi quattro gol prima dell’intervallo, confermando una forma impressionante. Quando aggiungi un Ederson sopra le righe e un De Ketelaere ispirato, il risultato è più o meno in cassaforte.

Nel finale di partita c’è anche tempo per una tripla parata di Rui Patricio, che non sta facendo rimpiangere Carnesecchi ma la gara era già chiusa da un pezzo. A far tirare un respiro di sollievo a Gasperini sarà sicuramente il fatto che Posch e Djimsiti sono sempre più a proprio agio ma soprattutto che Zappacosta e Samardzic sembrano in crescita. Il serbo, ogni tanto, si estrania dal gioco ma tiene meglio il campo, come sta facendo anche Brescianini. Le seconde linee non hanno dovuto fare chissà quali miracoli ma sembrano più toniche, il che è davvero un’ottima notizia in vista dell’incrocio con il Club Bruges. Zitta zitta, l’Atalanta è tornata a ridosso dell’Inter proprio prima di tre partite di campionato non impossibili. A questo punto, porsi limiti sarebbe un crimine.
La Lazio torna bella e spietata (7)
In un campionato senza respiro come questo, chi si ferma è perduto. La partenza sparata della Lazio nella partita col Monza è dimostrazione di come gli uomini di Baroni sappiano che partite come queste non vanno sottovalutate. D’altro canto, con Napoli e Milan nelle prossime settimane, per tenere il passo della Juve sarebbe stato imperativo portare a casa il bottino pieno. Se i brianzoli non stanno vivendo un momento felice, le Aquile non hanno voluto rischiare niente, rifilando un’eloquente manita all’undici di Bocchetti, dominando dal primo all’ultimo minuto. Più che l’evidente divario tecnico, è stata la determinazione dei biancocelesti ad impressionare, come il fatto che la Lazio non sia affatto calata quando sono entrate le seconde linee.

A parte il fallo di mano di Lazzari che regala al Monza il gol della bandiera, le Aquile non sbagliano niente, ritrovando la spinta micidiale di Tavares, le geometrie di Rovella, gli uno contro uno di Isaksen ma, soprattutto, la verve dell’eterno Pedro, la cui doppietta affossa i biancorossi. Cosa dire, poi, della prova del Taty Castellanos, la cui utilità va ben oltre al gol e ai due assist perfetti? Zaccagni è ispiratissimo ma è la voglia delle seconde linee a far ben sperare: Noslin, Tchaouna e Dele-Bashiru partecipano volentieri alla festa del gol, come se volessero provare a Baroni di meritare più spazio. Certo, il Monza ora è davvero poca cosa ma è importante che la Lazio sia tornata bella e spietata proprio al momento giusto. Le rivali sono avvertite.
Roma, ora conta solo vincere (6)
Dopo la pessima prova contro il Milan, il compito del tecnico giallorosso sembrava chiaro: continuare la striscia positiva di risultati anche in quel di Venezia. In questo momento della stagione, perdere punti quando ne hai ancora tanti da recuperare sarebbe stata una doccia gelata per l’ambiente e per l’autostima di un gruppo scosso dall’eliminazione in Coppa Italia. La Roma torna a casa con tre punti preziosi ma la sensazione che i problemi veri non siano stati ancora affrontati. A rassicurare Ranieri il fatto che la coppia Mancini-N’Dicka sia quasi perfetta, tanto da far passare un pomeriggio di tutto riposo a Svilar ma, stavolta, né Rensch né Gourna-Douath rispondono presente. Visti i tanti impegni dei prossimi giorni, bene ma non benissimo.

Dalla cintola in su, invece, funziona quasi tutto: Cristante è preciso, Angeliño fa la differenza procurandosi il rigore decisivo mentre Dybala affascina il pubblico del Penzo con le sue giocate prima di affondare i lagunari dal dischetto. La vera buona notizia è che la squadra ha tenuto bene dal punto di vista mentale, stringendo i denti fino al rigore e non concedendo spazi al Venezia per colpire in ripartenza. L’intesa tra El Shaarawy e Dovbyk è in crescita, anche se l’ucraino ha mancato in quanto a concretezza sotto porta. Aggiungi il buon debutto di Nelsson e la costanza di Pisilli e Baldanzi e la Roma può guardare alle prossime partite con moderato ottimismo. Più che il bel gioco, ora conta solo fare punti e riportarsi sotto alle rivali per l’Europa che conta.
Milan, puoi giocare 90 minuti? (6-)
La cosa più difficile nel calcio moderno è ripetersi dopo una prestazione sopra le righe. Farlo su un campo difficile come il Castellani, il cui manto erboso era ben sotto il limite della decenza, non sarebbe mai stato semplice. Il Milan di Conceição, come sua pessima abitudine, parte contratto e gioca in maniera quasi inguardabile. Fofana è impreciso, João Felix si specchia un po’ troppo mentre Jimenez ed Abraham sono lontani parenti di quelli visti con la Roma. Per fortuna del Sergente, però, i rossoneri entrano in campo nel secondo tempo con ben altro piglio e l’Empoli non riesce a trovare le contromisure giuste, consegnando la vittoria al Milan. Dopo la vittoria della Juve, questi tre punti servivano come il pane ma il Diavolo sembra ancora a metà del guado.

Sorvolando per amor di patria sull’arbitraggio osceno, la stupidata di Tomori sarebbe potuta costare carissima ma il Milan si ritrova quando mette in campo i pezzi da novanta tenuti a riposo. A suonare la carica e dimostrare che il 4-4-2 iper-offensivo di Conceição può funzionare sono proprio Pulisic, Leão e Santiago Gimenez, che mettono il risultato in ghiacciaia. Lo stesso Felix sembra un altro quando ha a fianco il messicano, che si presenta con un gol da centravanti vero, quello che i tifosi chiedevano a gran voce da anni. Tutto bene, quindi? Insomma. A parte che senza Pulisic il Milan è tutt’altra squadra, un modulo così offensivo te lo puoi permettere solo con squadre di fascia bassa. Alla lunga, continuare a giocare un solo tempo potrebbe rovinare tutto.
Bologna, la stanchezza si paga (5,5)
Dopo la splendida prestazione in Coppa Italia, era forse inevitabile che il grande sforzo messo contro l’Atalanta avrebbe presentato il conto. Non molti, però, si aspettavano di vedere i felsinei così spenti al Via del Mare contro il traballante Lecce di Giampaolo. Alla fine della fiera, i salentini non solo non hanno rubato niente ma, se non ci fosse stato uno Skorupski in serata di grazia, sarebbero usciti dal campo coi tre punti in saccoccia. In generale, però, a tradire le aspettative di Italiano sono stati proprio i protagonisti dell’impresa con la Dea, dallo sbadato Lykogiannis al talentino Dominguez, soffocato dal pressing dei giallorossi fino allo stesso Castro, che si accende in maniera troppo sporadica per garantire la vittoria ai suoi. Non abbastanza per metter sotto il Lecce.

Nonostante sia una battuta d’arresto dolorosa, non tutto è da buttare per il tecnico felsineo: a parte qualche errore iniziale, la difesa risponde presente, specialmente la seconda linea Casale, mentre Freuler e Pobega si confermano decisivi in fase difensiva. Molto meno bene, invece, gli avanti, apparsi a corto di fiato: Ndoye è l’unico a poter sparigliare le carte ma si vede solo a sprazzi mentre Fabbian è avulso dal gioco. L’episodio chiave avviene all’87’, quando Pobega fa da sponda per il nuovo entrato Dallinga che batte Falcone di testa. La gioia dura poco, visto che l’olandese è in fuorigioco per pochi centimetri: l’oranje ha un’altra occasione per rifarsi nel recupero ma sbaglia tutto. Una giornata storta ci sta sempre, ma questa battuta d’arresto arriva nel momento peggiore.
Juventus, si salva solo Kolo Muani (5)
In un momento complicato come questo, alla Juventus servirebbe mettersi dietro le troppe polemiche, inanellando una serie di prestazioni positive. L’incrocio con il Como di Fabregas, squadra che gioca un buon calcio e che sta raccogliendo molto meno di quanto seminato, sembrava l’occasione giusta per vincere e convincere. Sfortunatamente, quello che si è visto allo Stadium non ha certo rassicurato la tifoseria bianconera. Servivano tre punti per tenere il passo delle rivali nella corsa Champions e quelli sono arrivati ma le buone notizie, più o meno, finiscono qui. Thiago Motta azzecca le mosse più importanti, ovvero usare Weah come terzino ed affidare in toto l’attacco a Kolo Muani. Peccato che il resto della fase offensiva sia assente ingiustificato.

L’ex Psg fa un partitone clamoroso, trasformando una mezza palla giocabile in un golazo che lascia zero speranze al disastroso Butez. Tre presenze, cinque gol, a conferma che i giocatori di qualità fanno sempre la differenza. Contro uno scatenato Como ci vuole un Di Gregorio super per impedire che Paz e Strefezza stendano la Juve, aiutato da Veiga. I lariani vanno a velocità doppia e fanno passare una serata infernale a tutti, a partire da Koopmeiners, che ha sulla coscienza il gol dell’1-1. Sia l’olandese che Gonzales e Yildiz soffrono in maniera indecente, dando ragione a chi da tempo dice che andrebbero messi in panchina. Il finale in trincea è il quadro di una squadra in stato confusionale. Va bene, l’incrocio col Psv vale una stagione ma la Juve non può giocare così male.
Napoli, uno stop che fa malissimo (5)
Solitamente le squadre dirette da Antonio Conte entrano in trance agonistica quando arriva il momento cruciale della stagione. Quest’anno, invece, le cose non sembrano andare secondo i pieni dell’ex tecnico di Juve e Inter. Sicuramente nella tabella di marcia verso lo scudetto questi due 1-1 consecutivi non erano previsti ma hanno un peso ben diverso. Il pareggio della settimana scorsa contro la Roma ci può anche stare, considerato che il Napoli aveva comunque fatto una buona partita. Tutt’altra storia, invece, il pari di domenica sera, proprio perché i partenopei sono sembrati l’ombra della schiacciasassi che sembrava già avere in tasca lo scudetto. Fin troppo facile prendersela con la sfortuna sull’eurogol di Ekkelenkamp: i problemi sono ben più seri.

Il pari dell’Udinese è infatti arrivato dopo una dormita collettiva della difesa, crimine capitale nel mondo di Conte coinvolgendo sia Juan Jesus che Mazzocchi, messo in campo a sorpresa dal tecnico fin dal primo minuto. La mediana del Napoli si conferma Lobotka-dipendente e nemmeno un McTominay in grande spolvero riesce a compensare la prova opaca del polacco. Il fatto è che qualcosa non torna: Anguissa non trova mai il guizzo giusto, Neres e Politano giocano bene solo nel primo tempo per evaporare nella ripresa.
Il più deludente? Lukaku, mai davvero in partita. Considerato come i rimpiazzi inseriti nel finale non siano mai in grado di incidere, quest’occasione persa potrebbe pesare tantissimo a partire dall’incrocio di sabato contro la lanciatissima Lazio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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