Il riconoscimento al padre di Ramy

Questo signore che non ha compiuto, in fondo, nulla di speciale, se non adottare un comportamento di buonsenso e normale

Il riconoscimento al padre di Ramy
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Gentile Direttore Feltri,
Yehia Elgaml, padre di Ramy, il giovane rimasto morto in un inseguimento nel quartiere Corvetto, a Milano, è stato insignito del Premio Panettone d'Oro, un riconoscimento alla virtù civica. Le pare normale? A me no. I carabinieri vengono attaccati e insultati, insieme a tutte le forze dell'ordine, e il padre di un ragazzo che si è dato alla fuga all'alt dei militari, viene trattato da eroe. Non comprendo davvero quale sia il merito di quest'uomo.

Franco Bianchi

Caro Franco,
la ratio dell'attribuzione di questa onorificenza al padre di Ramy è da rintracciare, a quanto ho compreso, nel fatto che questi ha sempre invitato, nel momento in cui sono montate le proteste contro i carabinieri, alla prudenza e alla non violenza. Tuttavia, non per questo condivido la scelta di premiare questo signore che non ha compiuto, in fondo, nulla di speciale, se non adottare un comportamento di buonsenso e normale. Noi lo premiamo perché non ha fomentato odio che non avrebbe dovuto essere fomentato, quindi perché non ha posto in essere un comportamento antisociale e violento che non avrebbe dovuto essere sposato a prescindere in quanto sbagliato e ingiustificato, pure ove tuo figlio, e di questo ci rammarichiamo, è morto durante un inseguimento in cui l'inseguito, per non essersi fermato all'alt dei militari, era il ragazzino stesso insieme ad un suo amico. Non prendersela con i carabinieri per il decesso del congiunto non è un merito. Eppure noi, evidentemente, lo reputiamo un merito e attribuiamo un riconoscimento al valore. Sta qui il controsenso. Non ci dovremmo stupire della condotta di Yehia Elgaml, non dovremmo applaudirlo. Nel momento in cui lo facciamo e giungiamo al punto di insignirlo vuol dire che gli siamo grati per non avere inveito e insultato le forze dell'ordine. Intanto i militari sono indagati per avere fatto il loro dovere. A questo si aggiungano il processo e la condanna mediatici di cui questi carabinieri qui e tutte le divise sono fatti oggetto e stanno subendo da mesi. Sai cosa trovo particolarmente stridente? Che l'amministrazione Sala abbia rifiutato di dare l'Ambrogino d'Oro a Christian Di Martino, poliziotto accoltellato da un clandestino e sopravvissuto miracolosamente dopo avere superato diversi arresti cardiaci e un lungo ricovero in cui ha lottato tra la vita e la morte, per poi premiare il babbo di Ramy senza che questi abbia realizzato alcunché di straordinario. Ecco, io non mi stupisco per la decisione della sinistra di premiare Elgaml, mi indigno piuttosto per la decisione della sinistra di non premiare Di Martino. Il messaggio che giunge all'opinione pubblica è forte e chiaro: le forze di polizia non valgono nulla, gli agenti che rischiano la vita per la nostra sicurezza non valgono nulla, anzi sbagliano sempre, qualsiasi cosa facciano. Abbiamo criminalizzato la divisa e abbiamo vittimizzato gli immigrati persino quando questi si macchiano di reati. Non usciamo da questo pericoloso schema ideologico: i carabinieri e i poliziotti sono brutti e cattivi; gli immigrati sono perseguitati. Ed è sulla base di questo assunto folle e ipocrita che il papà di Ramy è stato celebrato, mentre Christian Di Martino è stato dimenticato da un comune guidato da una giunta rossa che non perde occasione per trasmettere l'idea che gli extracomunitari non sbagliano mai, che siamo noi, a causa del nostro razzismo, a condurli sulla strada della devianza, dato che non saremmo stati capaci di integrarli abbastanza, come se l'integrazione fosse un processo che pesa tutto sulle nostre spalle, una nostra responsabilità, un nostro dovere, e non un meccanismo di reciprocità che richiede e implica che essi stessi, i migranti, vogliano includersi e rispettare le regole poste a fondamento del nostro ordinamento nonché i nostri costumi.

Le istituzioni dovrebbero rigettare questa mentalità, invece la incentivano. E l'hanno incoraggiata anche premiando Yehia Elgaml per avere fatto quello che era tenuto a fare e per non avere fatto quello che non era tenuto a fare.

Lo hanno premiato in quanto padre di una vittima dei carabinieri, mentre io credo che egli sia semplicemente un padre che forse avrebbe dovuto insegnare al figlio a fermarsi all'alt dei carabinieri e ad osservare le norme del Paese in cui è venuto a vivere e in cui ha deliberato di insediare la sua propria famiglia.

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