!["Non tocca a noi fare le leggi. Il ruolo dei pm non è a rischio"](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2025/02/10/1739162768-aztqgsho0mzhzbpw1zs0-lapresse.jpeg?_=1739162768)
«Alla presidente del Consiglio Meloni dirò che voglio aprire una porta. Che questo contrasto tra politica e magistratura di cui si parla da decenni è alimentato da altre parti, alcune politiche, dei mass media, dell'avvocatura, che hanno un interesse, legittimo, a far apparire così le cose. Vorrei proporre una contronarrazione, far sì che le scelte politiche non siano condizionate da quest'ottica conflittuale».
Cesare Parodi, 62 anni, pm torinese, volto storico di Magistratura indipendente, moderato e liberale per formazione, è presidente dell'Anm da meno di un giorno. Non se l'aspettava ed è un po' frastornato, però quando esce dalla prima riunione al Palazzaccio per tornare a casa in treno, il pensiero esce nitido dalle sue labbra, non un semplice invito ma un accorato appello a cambiare radicalmente il piano di confronto tra toghe e governo. «Ci dipingono peggio di quello che siamo, ingiustamente».
Presidente Parodi, appena eletto lei ha chiesto un incontro al governo, ma da parte vostra c'è sempre un no secco alla separazione delle carriere tra giudici e pm?
«Non vediamo di buon occhio questa riforma, ma non penso ci sia il rischio dell'asservimento del pm all'esecutivo. Se chi ha scritto la legge ci dice che non è così dobbiamo crederci, non possiamo fare il processo alle intenzioni. Se in futuro le cose cambieranno le contrasteremo. Siamo contrari non tanto perché temiamo una limitazione del potere della magistratura, ma perché siamo convinti che l'attuale meccanismo tuteli di più il cittadino».
Che cosa dirà a Giorgia Meloni?
«Spiegherò la nostra volontà di dialogo, porterò una serie di motivazioni sui dubbi e sulle perplessità sulla riforma. Ma vorrei anche dare un'immagine reale della magistratura, diversa da quella che si è radicata negli anni. Una magistratura consapevole che non tocca a lei decidere, che governo e parlamento hanno il potere di fare le leggi e noi come cittadini abbiamo il diritto di essere ascoltati».
Nessuna invasione di campo, vuole dire?
«Assolutamente no. Conosciamo i nostri limiti e le nostre competenze, non intendiamo arrogarci un diritto che non è nostro».
Ha detto che vuole aprire una porta, con la precedente guida dell'Anm era chiusa?
«Non voglio commentare la scorsa amministrazione, che ha certo lavorato nell'interesse della magistratura, ma posso dire che da ora in avanti ci sarà uno spirito dialogante. Vogliamo superare questo clima di contrasto che va al di là del normale confronto tra organi dello Stato».
Dal capo del governo sono arrivati auguri e apertura verso un futuro incontro...
«Sì nella prima riunione della nuova dirigenza abbiamo letto il messaggio insieme e l'abbiamo ritenuto tutti positivo. Se saremo convocati spiegheremo con la massima franchezza le nostre ragioni. Quella che stiamo conducendo non è una battaglia corporativa, non è una difesa di privilegi, altrimenti non avrei accettato di essere in questo posto».
Rimane, però, lo sciopero fissato per il 27 febbraio contro la riforma.
«È stato deliberato dal comitato direttivo e voluto dall'assemblea, ma solo come uno degli strumenti per far capire la nostra posizione. Non credo che sarà quello ad essere decisivo, penso che invece l'interlocuzione e la diffusione del nostro pensiero possano fare molto di più».
La separazione delle carriere serve a mettere sullo stesso piano le armi di accusa e difesa di fronte ad un giudice terzo imparziale: non è questo che dà garanzie al cittadino?
«Io preferisco il sistema attuale, con un pm che verifica i fatti, avendo alla spalle una cultura della giurisdizione. Dio ci guardi dall'avvocato dell'accusa, con tutta un'altra formazione. Sull'immagine del mio Whatsapp ho una frase di Calamandrei che mi descrive.
Dice che il mestiere del pm è il più arduo perché dev'essere parziale come un avvocato e imparziale come un giudice, avvocato senza passione, giudice senza imparzialità e quindi se non ha uno squisito senso di equilibrio, rischia di perdere per amore di serenità la generosa combattività del difensore o per amore di polemica la spassionata oggettività del magistrato. Bella vero?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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