"Sull'energia Bruxelles ha fatto autogol"

Impietosa analisi di Descalzi mentre la Cina realizza il sorpasso

"Sull'energia Bruxelles ha fatto autogol"
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Mentre corre verso l'aeroporto per prendere un volo per Parigi il ministro dello Sviluppo, Adolfo Urso, spiega i due giochi che deve fare il governo nella grande partita che si è aperta sui dazi messi in campo da Donald Trump. «La politica commerciale - osserva - da decenni è di esclusiva competenza della Commissione europea. Se quest'ultima avanza una proposta di risposta ai dazi posti dal presidente Usa su acciaio e alluminio che trova il consenso della maggioranza degli Stati membri non possiamo sottrarci. Siamo vincolati. Non scherziamo. Poi certo nel confronto tra i governi e in Commissione possiamo far sentire la nostra voce, far pesare il nostro voto».

Appunto, due giochi: quello dell'Europa nei confronti degli Stati Uniti che non può non avere il consenso e l'appoggio di tutti gli Stati membri e in cui la Meloni può esercitare un ruolo di pontiere e di mediazione visti i rapporti con l'amministrazione Trump; e quello dentro l'Unione dove l'Italia può e deve far pesare i propri interessi. Che non sono poca cosa. «I dazi su acciaio e alluminio - spiega Urso - ci interessano poco visto che siamo al 19esimo posto tra i paesi europei che esportano negli Stati Uniti in questi settori. La questione è più generale: il saldo della bilancia commerciale segna 157 miliardi di dollari in favore dell'Europa e di questi 52 miliardi riguardano l'Italia. Siamo il secondo Paese dopo solo la Germania».

Si parte, quindi, da queste cifre. Sul rischio «dazi» però agisce un moltiplicatore cioè il ritardo che l'Italia e l'Europa hanno accumulato nel settore dell'energia. Ieri il CEO dell'Eni, Claudio Descalzi, ha pronunciato un vero e proprio j'accuse. «I problemi dell'Europa - ha osservato in un convegno a Bologna - non sono i dazi di Trump ma che non riesca a cambiare una parabola in cui negli ultimi venti anni sono state fatte scelte monodimensionali. Nel 2000 l'Europa era pari agli Stati Uniti ora la Cina ci ha superato. I dazi pesano ma la questione energetica è estremamente importante». Ed ancora: «Amo l'autoelettrica ma in Italia su 40 milioni di autovetture solo 300mila sono elettriche. Le restanti che facciamo le lasciamo così? I tedeschi dicono che non ci vogliono i biocarburanti, che invece permetterebbero ai motori euro 5 e euro 6 di funzionare senza cambiare nulla dando continuità alle aziende dell'automotive. Vogliono, invece, i fuel cioè un carburante che non esiste ed è una combinazione tra CO2 e idrogeno che costa 20-30 volte di più. L'Europa è allo stremo e non può andare avanti in questo modo». Poi si aggiungono i limiti italiani. Il ritardo sul nucleare che secondo Descalzi va colmato subito tenendo conto dei tempi («per sviluppare il nucleare in Cina ci mettono 7 anni mentre in Europa 10») e la follia di mettere in contrapposizione energie rinnovabili e gas («abbiamo bisogno di tutto»).

Insomma, il cahier de doléances è ampio. Ecco perché la partita, malgrado i vincoli che ci sono, va giocata. Nel governo si spera che Trump abbia un occhio di riguardo grazie al rapporto di amicizia con la Meloni. «In fondo gli Stati Uniti - è l'analisi di Urso - decidono i dazi che vogliono in piena autonomia. C'è un carosello nelle penalizzazioni dei rapporti commerciali ogni anno: lo ha fatto il primo Trump, poi Biden e ora di nuovo Trump. Da ministro del commercio estero chiesi agli americani di risparmiare i formaggi. L'Italia avrebbe guai seri se interessassero il settore farmaceutico o alimentare. Poi cercheremo nell'ambito europeo di difendere i nostri interessi».

È proprio nell'elaborazione della risposta europea che l'Italia potrà giocare le sue carte, magari come confida Urso «in alleanza con altri Stati». Mettendo sul piatto pure certe sperequazioni, dumping che vengono esercitati all'interno dell'Unione. «Dobbiamo salvaguardare - ragiona il ministro dell'ambiente, Gilberto Pichetto - settori per noi strategici e sperare che la Meloni ottenga da Trump che non siano penalizzati. Quando però l'Europa decide dobbiamo rispettare le sue decisioni». Quindi, nessuno mette in discussione i legami di solidarietà europea. Nella guerra commerciale l'Italia starà dalla parte della Ue.

Puntando magari sulla volubilità di The Donald. «È un vero commerciante - ironizza Picchetto - per lui l'Ucraina può diventare russa o no e la striscia di Gaza una spiaggia come Saint Tropez. Mi ricorda il Nerone interpretato da Petrolini».

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