![Papa Francesco proroga il suo uomo chiave per la sede vacante](https://img.ilgcdn.com/sites/default/files/styles/xl/public/foto/2024/12/28/1735408432-azqdetsymlm9wkth4kjj.jpg?_=1735408432)
Da pochi giorni papa Francesco ha preso una decisione importante per la vita della Curia: la proroga dell’approvazione dell'elezione di Giovanni Battista Re come decano del collegio cardinalizio. Oltre al cardinale lombardo, la proroga ha riguardato anche il vice-decano Leonardo Sandri, ex prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali. Re e Sandri erano stati eletti dai cardinali dell'ordine dei vescovi nel 2020. Fino al 2019 l'incarico di decano era a vita, poi il Papa - accettando la rinuncia dell'allora decano Angelo Sodano - emanò un motu proprio stabilendone la durata quinquennale con possibilità di rinnovo.
L'importanza del decano
Il decano non è il "capo" dei cardinali, ma un primus inter pares con compiti molto delicati soprattutto in sede vacante. A lui, infatti, spetta il compito di annunciare al mondo la morte del Papa, convocare i cardinali per il conclave e presidere le congregazioni generali e le celebrazioni. Non solo: in caso di elezione al soglio pontificio di un non vescovo, è il cardinale decano a dover procedere alla sua ordinazione episcopale.
Il peso dell'età
Nonostante il suo ruolo cruciale durante le congregazioni, comprendente la proposta di votazione sull'inizio di conclave e la presentazione dei motivi con cui i cardinali elettori possono rinunciare a partecipare - nel 2013 è successo per i cardinali Julius Riyadi Darmaatmadja e Keith O'Brien - il cardinale decano non entra in Cappella Sistina se ha più di 80 anni. Così è avvenuto nei due conclavi del 1978 per il cardinale Carlo Confalonieri. Quest'ultimo, parente dell'attuale presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, soffrì molto per l'esclusione determinata dalla Ingravescentem aetatem di Paolo VI (consigliato dal suo potentissimo sostituto Giovanni Benelli). Giulio Andreotti, solidale per l'amara esclusione, lo definì un "decano non deminutus". Nel 2005 Joseph Ratzinger entrò in Cappella Sistina da decano - dopo la rinuncia di 3 anni prima dell'africano Bernardin Gantin che volle favorirlo - e ne uscì Papa. Nel 2013, invece, le attribuzioni dell'ultraottantenne Sodano passarono in conclave al primo cardinale vescovo elettore in ordine di anzianità, proprio Re. Oggi il problema si pone perché in caso di morte del Papa, sia il decano che il vice-decano hanno superato gli 80 anni e non parteciperano all'elezione del successore di Francesco. Una situazione che riporta d'attualità la "battaglia" condotta durante il pontificato di Giovanni Paolo II da alcuni cardinali ultraottantenni per riavere indietro il diritto di elettorato attivo: ci provarono nel 1989 con una lettera firmata, tra gli altri, dai cardinali italiani Giuseppe Siri e Silvio Oddi. Poi nel 2003 un'altra richiesta all'allora decano Ratzinger, ma Wojtyła non cambiò quanto deciso dal suo predecessore. Il motu proprio di Montini è rimasto nel corso dei decenni uno dei più contestati, accusato di intaccare il principio di uguaglianza dei cardinali. Il già citato Andreottti, ad esempio, sosteneva che "sarebbe più comprensibile se dopo gli 80 anni i cardinali potessero liberamente scegliere se andare o no al conclave".
Cosa succede in conclave
In caso di conclave, con Re e Sandri esclusi per l'età, sarà il "cardinale primo degli altri per ordine e anzianità" a fare le veci del decano in Cappella Sistina. Se quello dei cardinali elettori spesso viene definito "il club più esclusivo del mondo", quello dei cardinali elettori dell'ordine episcopale - che si affianca all'ordine presbiteriale e a quello diaconale - è ancora più ristretto. Dal momento che i titolari delle chiese suburbicarie erano ormai ultraottuagenari, nel 2018 Francesco lo ha "allargato" con un rescriptum cooptando al suo interno i cardinali under 80 Pietro Parolin e Fernando Filoni (oltre a Sandri e a Marc Ouellet che nel frattempo hanno fatto 80 anni). Nel 2020 ha incluso anche il cardinale filippino Luis Antonio Tagle e giovedì scorso ha deciso di cooptare anche l'attuale prefetto del dicastero per i vescovi, il cardinale agostiniano Robert Francis Prevost. Al porporato americano è stato assegnato il titolo della Chiesa suburbicaria di Albano che fino alla sua morte era stato conservato proprio dal primo decano emerito della storia, Angelo Sodano. La notizia ha reso felice il vescovo di Albano, monsignor Vincenzo Viva che ha osservato come "l’assegnazione del titolo della nostra diocesi suburbicaria a un cardinale vescovo è una usanza molto antica e, se da un lato sta a indicare uno stretto legame fra il Papa, vescovo di Roma, e i Cardinali titolari, dall’altro dimostra anche lo stretto legame della stessa diocesi con il Santo Padre". Cardinale elettore che fa parte dell'ordine dei vescovi è anche l'iracheno Louis Raphaël Sako ma in quanto patriarca di rito orientale è preceduto dai cardinali titolari di chiese suburbicari e dunque dei cardinali cooptati a loro equiparati. Dunque, allo stato attuale, chi sarebbe il cardinale primo degli altri per ordine e anzianità chiamato a fare le veci del decano in un eventuale conclave? Se fa fede l'elencazione nel documento papale del 2018, come osserva lo studioso Manuel Ganarin in un articolo scientifico sull'argomento, "il primo cardinale che sembrerebbe avere la precedenza su di loro, secondo l’ordine speciale indicato nel rescritto" è il cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin.
Un ordine di precedenza che, fa notare Ganarin, è stato "disposto discrezionalmente da Francesco non sulla base del consueto criterio incentrato sulla data, dalla più remota alla più recente, di incorporazione nel Collegio cardinalizio".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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