Il Papa non è tenero con i giovani fedeli della messa in latino. Negli anni sono stati diversi i giudizi duri da parte di Francesco, ora ribaditi nella sua autobiografia "Spera" pubblicata da Mondadori. Nonostante la rinnovata popolarità tra i giovani di tutto il mondo delle celebrazioni nel cosiddetto vetus ordo, il Pontefice non cambia idea e dimostra di ritenerle un problema per la Chiesa.
Traditionis custodes
Nel libro Francesco ha rivendicato la promulgazione di Traditionis custodes, la lettera apostolica che ha abrogato la liberalizzazione della messa in latino fatta nel 2007 dal suo predecessore Benedetto XVI con la Summorum Pontificum. Bergoglio ha spiegato che "ora è stato stabilito che la possibilità di celebrare la Santa Messa tradizionale, seguendo il Messale Romano precedente al Concilio Vaticano II, deve essere espressamente autorizzata dal Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, che la permetterà solo in casi particolari". Da quando il provvedimento è entrato in vigore e dopo ulteriori documenti vaticani che hanno incrementato il carattere restrittivo, sono sempre più frequenti i casi di richieste di celebrazioni respinte dal dicastero competente attualmente guidato dal cardinale britannico Arthur Roche.
L'attacco
Francesco si è soffermato soprattutto sui giovani, grandi protagonisti della vitalità della messa tridentina come dimostrano i numeri imponenti del Pèlerinage de Pentecôte da Parigi a Chartres. Bergoglio ha osservato che "è curioso vedere questo fascino per ciò che non si capisce, per ciò che appare un po’ nascosto, e che a volte sembra interessare anche le giovani generazioni". Nelle celebrazioni secondo il messale del 1962 di Giovanni XXIII, bisogna ricordarlo, la lettura del Vangelo del giorno e l'omelia del sacerdote non sono in latino ma in lingua volgare. Il resto della liturgia viene seguito grazie alla traduzione sul messalino. Francesco, però, associa questa predilezione per la messa antica alla vanità per i paramentri sacri d'annata. Nel libro, infatti, si legge: "questa rigidità è spesso accompagnata da una sartoria elegante e costosa, da pizzi e merletti, da passamanerie e rocchetti. Non un gusto per la tradizione ma l’ostentazione clericale, che poi non è altro che una versione ecclesiastica dell’individualismo. Non un ritorno al sacro ma all’opposto, alla mondanità settaria". Questo è un altro cavallo di battaglia delle ramanzine papali. Nel 2022, ad esempio, Bergoglio aveva strigliato i sacerdoti siciliani 'colpevoli' di indossare troppi "merletti della nonna" e a loro aveva chiesto "un po’ di aggiornamento anche nell’arte liturgica". Ma in "Spera" Francesco riserva parole ancora più dure ai giovani amanti della messa in latino. A suo modo di vedere, "questi modi di vestire a volte nascondono uno squilibrio mentale, una deviazione emotiva, una difficoltà comportamentale, un problema personale che può essere sfruttato".
Chiese piene
Che Francesco non guardi con favore a chi celebra in latino lo si è visto anche dal recente passo indietro richiesto a monsignor Dominique Jean Marie Rey che da vescovo di Fréjus-Tolone era riuscito ad avere seminari pieni accogliendo quei candidati al sacerdozio d'orientamento tradizionale.
Il fascino della messa in latino, non solo tra i giovani seminaristi ma anche tra i fedeli, è sempre più forte e le misure restrittive della Santa Sede non hanno scoraggiato la frequentazione delle liturgie rimaste. Il Papa di "todos, todos, todos" però non sembra apprezzare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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