L'Opa di Zingaretti sulla Tav Ora Di Maio ha paura dei dem

Il nuovo segretario Pd: «Criminale perdere miliardi» E il vicepremier lo «sfida» sul salario minimo: votalo

L'Opa di Zingaretti sulla Tav Ora Di Maio ha paura dei dem

Presto magari torneranno persino i tempi del «ma anche», che Nicola Zingaretti declina in versione ancora più pacioccona in «e pure». La scuola di provenienza, d'altronde, è veltroniana, nonostante sia abbastanza noto come lo Zingaretti giovane fosse capace d'andare a letto dalemiano, risvegliarsi veltroniano e a sera tornare a far sogni con «Spezzaferro».

Ma cascate d'acqua sono passate sotto i ponti, e ora la frontiera vincente del trionfatore pidino sembra essere piuttosto quella del «dialogo» con la sinistra e (soprattutto) i 5stelle. Il vicepremier Di Maio ieri ha «saggiato» astutamente il terreno, sfidando il neo segretario Pd su una misura di sinistra: il salario minimo per tutti i lavoratori. Lo ha invitato a «convergere» votando la proposta che i 5s presenteranno a giorni. Lo stesso hanno fatto i deputati Trizzino e Silvestri, secondo cui la trasparenza del governatore del Lazio è comprovata.

Zingaretti non ha abboccato all'amo: «I processi politici non si fanno con le furbizie», ha risposto. Ma neppure il primo atto da segretario di Zingaretti è stato immune da una visione «tattica»: correre a Torino per incontrare il governatore Chiamparino e dire al mondo da che parte sta il Pd. Ma soprattutto rendere stridente (magari pure lacerante) la contraddizione di una Lega da sempre favorevole alla Tav, «una Lega nazionale che tradisce gli interessi del Nord», come ha sottolineato, ma che intanto annaspa nei gorghi di un governo a guida grillina che fa ogni giochino possibile pur di bloccare l'alta velocità. «I bandi non si interrompono. Sarebbe criminale ipotizzare di perdere centinaia di milioni di investimenti e migliaia di posti di lavoro», dice Zingaretti con occhi ben aperti sul mondo delle Coop rosse già fortemente coinvolte nel progetto della Torino-Lione. «È un simbolo, la Tav», spiega il leader. Simbolo di un partito che «entra in una nuova fase» e «simbolo nazionale di come non ci si deve comportare». Dopo nove mesi di «propaganda, parole, selfie e sorrisi, in realtà il Paese è di nuovo in ginocchio: paga il costo dell'incertezza, ed è inaccettabile. Penso che la Tav si debba fare e chiamerò il Governo alle sue responsabilità... Giocano con i programmi come con le figurine». Una «vicinanza» e un sostegno che vengono accolte come manna dal cielo, dal compagno di partito Chiamparino. Proprio mentre l'ex renziano Delrio, tra i più lesti ad abbracciare la causa zingarettiana, pone un paletto insidioso quando dice che «sulla Tav nessun compromesso è possibile». Già, e difatti ora come la si metterà con il «dialogo» che dovrebbe allargare il «campo» fino a includere la sinistra delle tante diaspore e i delusi di 5S in alternativa credibile? Il segretario di Sinistra italiana, Nicola Fratoianni, ieri ha fatto subito sapere di «non vedere finora alcuna discontinuità» tra il nuovo Pd e quello vecchio. Zinga», per ora, cammina come Dumbo in cristalleria. Promette solo di «voler parlare ai tantissimi che hanno votato M5S o Salvini perché catturati da parole che guardavano alla speranza e al futuro e cominciano a capire che non è cosi».

Opera di «ricostruzione empatica» che ci vuole «umili e uniti», avverte il leader. Che ha già dato una buona spinta al Pd nei sondaggi: quello del Tg della Sette registra ora il Pd al 19,8%, ormai a un passo dai grillini (al 22).

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