Roma - Una storica prima volta. Si dice in questi casi. Mai come questa volta la frase è usata a proposito. Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi rendono omaggio insieme all'Altare della Patria per la festa della Liberazione. Alla presenza delle massime autorità dello Stato, si è svolta all’Altare della patria a Roma la cerimonia per il 64esimo anniversario del 25 aprile. Il presidente della Repubblica, accolto dagli applausi della folla presente, ha deposto una corona di alloro davanti alla tomba del Milite Ignoto e, sulle note del "silenzio", si è soffermato in raccoglimento per alcuni secondi. Per la prima volta ha partecipato alla cerimonia anche il presidente del Consiglio dei ministri, Berlusconi.
Il premier Il premier poi è tornato in via del Plebiscito facendo una passeggiata.
Avvicinato dai cronisti ad una domanda su cosa pensi della legge in Parlamento che vuole equiparare i repubblichini di Salò ai
partigiani, ha risposto: "È un tema su cui non ho ancora messo la testa. Ci sono state differenze - dice il premier - anche se la pietà
deve andare anche a coloro che credendosi nel giusto hanno combattutto per una causa che era una causa persa. Su questo tema
rifletteremo" ha concluso il Cavaliere. In seguito il presidente del Consiglio si è recato in Abruzzo, a Onna, per celebrare la Liberazione insieme ai cittadini colpiti dal terremoto.
Berlusconi a Onna: "Sentimento nazionale unitario" Il presidente del Consiglio ha sottolineato che è giunto il momento per tutti di mettere da
parte le differenze politiche e costruire un "sentimento nazionale
unitario".
"Oggi, 64 anni dopo il 25 aprile del ’45, i 20 anni della caduta del
muro di Berlino, il nostro compito, il compito di tutti è quello di
costruire finalmente un sentimento nazionale unitario", ha detto
Berlusconi, intervenendo da Onna.
"Dobbiamo farlo tutti insieme tutti insieme, quale che sia
l’appartenenza politica, per un nuovo inizio, per la nostra
democrazia repubblicana dove tutte le parti politiche si riconoscano
nel valore più grande, della libertà", ha aggiunto il premier, invitando
più volte le parti politiche a "mettere da parte ogni polemica" e a
guardare all’interesse della nazione.
"Resistenza e Risorgimento valori fondanti" "La Resistenza con il Risorgimento è uno dei valori fondanti della nostra tradizione. Bisogna ricordare anche le pagine oscure della guerra civile, anche chi combatteva dalla parte giusta commise degli errori", ha detto Berlusconi nel corso delle celebrazioni del 25 Aprile nel centro più colpito dal terremoto del 6 aprile. "Sono qui per una festa che è insieme un
onore e un impegno: l’orrore di commemorare la terribile strage che
avvenne qui nel giugno del ’44 e un impegno che ci deve animare a
non dimenticare ciò che è accaduto qui per l’orrore del
totalitarismo". Ora ha proseguito il premier "serve un sentimento nazionale unitario. Basta con le contrapposizioni, deve diventare festa di libertà". Poi il il primo ministro ha voluto ricordare l'impegno dei militari italiani nel mondo per le missioni di pace. Successivamente ha parlato della tragedia del terremoto d'Abruzzo. "Viva Onna, viva l'Italia, viva la repubblica democratica e viva il 25 aprile, viva la festa di tutti gli italiani, festa che
deve diventare di libertà". Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi
nel suo intervento in occasione della cerimonia per il 25 aprile."
"Debito verso chi si è sacrificato per la libertà" "L’Italia ha un
debito inestinguibile verso quei giovani che hanno messo a rischio
e sacrificato la loro vita" per la libertà e la democrazia.
Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, che ha aggiunto
che "lo stesso debito di gratitudine va ai tanti giovani dei Paesi
alleati, senza di loro il sacrificio dei nostri partigiani avrebbe corso il
rischio di essere un sacrificio vano".
Berlusconi poi ricorda i tanti italiani che hanno nascosto gli ebrei
per salvarli dallo sterminio, con una citazione di un episodio in cui fu
la sua stessa madre, Rosa, a salvare una donna ebrea durante un
controllo dei nazisti.
Il premier diventa partigiano della brigata Maiella Alcuni anziani partigiani della Brigata Maiella, ricordata
da Berlusconi proprio all’inzio del suo discorso definendola "leggendaria", si avvicinano al presidente del Consiglio e cingono
intorno al suo collo lo stendardo tricolore simbolo della formazione
partigiana.
Berlusconi si fa fotografare insieme a loro, chiede quanti anni
avessero durante la Resistenza e si fa raccontare le loro storie. Poi
si ferma ad applaudirli e chiede loro di accompagnarlo in un breve
giro del paese distrutto dal terremoto. "Noi siamo partigiani senza partito, soldati senza stellette -
commenta Antonio Rullo, presidente della Brigata Maiella - siamo
l’unica formazione ad aver avuto dopo la guerra la medaglia d’oro al
valor militare. Tra i nostri ragazzi, studenti e professionisti abbiamo
avuto 55 morti, 150 feriti e mutilati, 10 dispersi. Oggi siamo qui solo
per ricordarli, siamo per festeggiare la Liberazione e noi abbiamo
liberato l’Italia per tutti gli italiani. Napolitano ha detto cose
bellissime quando ha sostenuto, come oggi ha fatto anche il
presidente Berlusconi, che il 25 aprile non è la festa di una parte o
dell’altra, ma è la festa di tutto il popolo italiano. Noi oggi siamo qui
per celebrare la Liberazione dai tedeschi che hanno ammazzato,
trucidato, distrutto gente che non aveva fatto niente, bambini e
vecchi".
Stop di Franceschini Al leader del Pd Dario Franceschini le dichiarazioni del premier sui repubblichini non sono andate giù. "Un conto è il
rispetto umano, ma non si può equiparare chi combattè dalla parte giusta e chi invece lottò per una causa tragicamente sbagliata". Il
segretario del Pd, anche lui in visita, non condivide le parole del presidente del Consiglio su Salò. "Lo dico anche per ragioni familiari - aggiunge Franceschini - visto che mio padre partigiano ha sposato la figlia di un repubblichino.
Un conto è la comprensione, altro è l’equiparazione, che non va fatta".
Napolitano: "Rispettare tutti" "A nessun caduto di qualsiasi parte, a nessuno dei familiari che ne hanno sofferto la perdita si può negare rispetto: rispetto e pietà per tutti che ci debbono accomunare tutti come scrisse Cesare Pavese". Lo ha sottolineato Napolitano alle celebrazioni della festa della Liberazione. "Nella Costituzione - ha aggiunto il Capo dello Stato - possono riconoscersi tutti. Questa è base - ha aggiunto - per una rinnovata unità nazionale, non insegnata da vecchie, fatali e radicali contrapposizioni".
Il no di Alemanno Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha deciso "con rammarico" di rinunciare alla sua partecipazione alla cerimonia dell’associazione nazionale partigiani, prevista stamane a Porta San Paolo. Una decisione presa dopo le segnalazioni della questura "sulle forme di contestazione violenta" organizzate contro la sua presenza dai centri sociali. Lo ha confermato lo stesso Alemanno: "Per un atto di responsabilità non posso aderire. Devo evitare che la situazione degeneri e si trasformi in gazzarra. Con rammarico devo rinunciare" ha commentato.
Quanto alle celebrazioni previste per il 25 aprile, Alemanno ha parlato di "una festa di tutti gli italiani. È una data da cui partono la libertà e la democrazia su cui si fonda la Costituzione, sui cui valori ci identifichiamo".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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