Abiti, clutch e tacchi e la Prima è glamour

Per distinguersi Scervino raccomanda di non esagerare e la Boni «di portare l'oggetto del cuore»

Anche quest'anno la domanda ricorrente è quanto sarà alta la cotonatura di Gabriella Magnoni. L'ereditiera milanese, sposata fino a qualche anno fa con il re della farmaceutica Sergio Dompé, ama sfoggiare non solo abiti e gioielli da capogiro, ma una pettinatura esuberante che lievita tanto quanto il suo ragguardevole patrimonio immobiliare. Ma se sono attendibili le voci della vigilia, lady milioni&mattoni non ci sarà fra le donne più attese la sera del 7 dicembre alla Prima della Scala. In compenso non mancheranno tante dame, glam e meno glam, per la gioia dei siti di gossip perché questo evento mondano rappresenta un'infallibile cartina di tornasole del buon gusto che ogni donna dovrebbe esprimere. A questo proposito tutte farebbero bene a ricordare che eleganza e sex appeal sono quasi sempre incompatibili. Le vere signore si distinguono per la capacità di ridurre al minimo le nudità e far lievitare il proprio fascino trasformando un abito semplice e castigato in una mise sensuale e mai volgare. Allo spettacolo deprimente di seni che schizzano da scollature abissali, di vitini strizzati in guaine asfissianti, di tacchi vertiginosi che mettono in ginocchio anche gambe col brevetto di volo, si dovrebbe preferire uno stile che in quanto a bellezza e senso estetico possa essere in dignitosa sintonia con la sacralità del luogo. «Amo il nero e l'eleganza. Soprattutto in questo momento storico preferisco una femminilità sobria e ricercata. Per questo mi piace giocare con gli accessori per esaltare il carattere delle donne che indossano le mie creazioni. Da evitare ogni eccesso: nel colore, nella scollatura, nella lunghezza e anche nei materiali» sottolinea non a caso Ermanno Scervino che veste la first lady Agnese Renzi. Le signore, soprattutto in queste occasioni così importanti, si dovrebbero affidare non al fai da te che talvolta tende agguati e scatena pericolosi scivoloni sulle bucce di banana dello stile, ma alle mani dei couturier e dei designer che conoscono riti e regole. Per questo non è raro veder sfilare, fra platea, palchi e foyer, riconoscibili abiti firmati, quelli di Armani, per esempio: l'anno scorso lo stilista ha vestito, tra le altre signore, Cinzia Sasso moglie del sindaco Giuliano Pisapia e la modella Eva Riccobono. Immancabili anche alcuni blasonati modelli firmati dalla couturier Raffaella Curiel, una garanzia in fatto di sapienza sartoriale. «Non bisogna andare alla Prima della Scala per esibirsi e mettere in mostra l'eccessiva fatica fatta per farsi notare ed essere fotografate. Mi sembrano fuori luogo vestiti cortissimi ed eccessive trasparenze» fa notare Chiara Boni sottolineando quanto l'evento scaligero rappresenti la cultura italiana e sia fondamentale per portare Milano nel mondo. Vietato perciò trasformarlo in un red carpet di cose che hanno poco a che fare con la bellezza e l'idea di una certa perfezione. «Bisogna prediligere un vestito che doni un'aria da principessa, preferibilmente lungo. E del resto sono così limitare le occasioni per indossare un abito lungo che sarebbe un peccato non approfittarne» aggiunge la stilista che con la sua Petit Robe veste donne di potere e celeb internazionali e che per la Prima consiglia il rosso in tutte le sue possibili tonalità - «tra i velluti della Scala è perfetto» - i gioielli senza esagerare, se si posseggono quelli di famiglia tanto meglio, oppure bijoux divertenti che si è felici di indossare. «Pezzi del cuore che magari non portiamo sempre e che risultino giusti per questa occasione, come scarpe e clutch gioiello» aggiunge la stilista fiorentina.

Ultimi avvisi alle signore? Dosare l'altezza dei tacchi per avere un'andatura aggraziata, evitare di scoprire più parti del corpo simultaneamente - in caso di schiena, rinunciare ad altre scollature e spacchi - evitare il viola perché in teatro è nefasto. Essere appropriate al luogo, alla circostanza e ai tempi è sempre un segno di classe, grazia e garbo in parti uguali.

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