Acea campione dell'acqua ma all'Italia serve subito una rete idrica integrata

Palermo: «In gioco il 18% del Pil, centrale ridurre il gap infrastrutturale». Focus sull'Acquedotto del Peschiera

Acea campione dell'acqua ma all'Italia serve subito una rete idrica integrata
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L'Italia ha un annoso problema infrastrutturale. Basti pensare che il 60% delle reti di distribuzione idrica su tutto il territorio nazionale ha più di 30 anni, a cui si aggiunge un 25% risalente addirittura a mezzo secolo fa. Tale obsolescenza è responsabile del 42,4% delle perdite registrate nelle condutture, senza peraltro dimenticare lo storico divario tra nord e sud. Al netto di questa situazione, l'Italia risulta essere un Paese assetatissimo. Sono infatti 26 miliardi i metri cubi di acqua consumati ogni anno nel nostro Paese, in gran parte (60%) riconducibili al settore agricolo, industriale/energetico (25%) e per gli usi civili (15%).

È in questo contesto che agisce il gruppo Acea, impegnato ad azzerare il gap infrastrutturale ultimamente accentuato da un deficit di investimenti in campo idrico pari al 50% in meno rispetto all'Europa. L'investimento medio annuo per abitante in Italia si ferma a circa 56 euro, contro una media europea di 78 euro. Dati che si inseriscono in una congiuntura progressivamente negativa: dall'inizio del Novecento la disponibilità dell'oro blu si è ridotta del 20 percento. Ecco perché, secondo l'amministratore delegato del gruppo Fabrizio Palermo, quella dell'acqua è una sfida indifferibile per il Paese.

«L'acqua – ha detto di recente il manager – determina il 18% del Pil, pari al 20% degli occupati totali. Il governo ha recentemente varato degli interventi importanti, l'obiettivo è definire investimenti significativi a livello nazionale. Serve anche valorizzare tutto il tema degli invasi, che può essere un modo per attenuare il problema idrico. Ma soprattutto occorrono investimenti sulle tecnologie». Palermo ha, quindi, rimarcato la necessità di intervenire subito e in maniera coordinata, così da trarre dei benefici significativi. Anche se l'assenza di una rete idrica integrata a differenza di quanto accade per gas e luce pesa parecchio.

Il gruppo Acea potrà contare su 680 milioni di euro stanziati dall'Unione europea, nell'ambito dei fondi Pnrr, da investire nel suo settore idrico. Acea Ato 2, che gestisce il servizio a Roma, si è aggiudicata un quarto di queste risorse: per l'esattezza 227 milioni.

Il raddoppio dell'acquedotto del Peschiera, il più grande della Capitale e tra i maggiori d'Europa è in attività da più di 80 anni. La quota complessiva di investimento destinata all'opera è di 1,5 miliardi, che serviranno per costruire un acquedotto lungo 25 chilometri parallelo a quello principale costituito da una galleria situata al di sotto di una montagna in provincia di Rieti, dove nascono le sorgenti Peschiera e Capore. Attualmente è in corso la conferenza dei servizi per la formazione della seconda linea del Peschiera. Acea si occuperà poi della seconda linea di adduzione dell'Acquedotto Marcio e della creazione di una nuova linea di collegamento dell'adduttrice Ottavia-Trionfale. La parola chiave, tuttavia, è efficientamento. Il gruppo si servirà di una maggiore digitalizzazione che permetterà un monitoraggio superiore e più preciso delle reti e avvierà progetti per la depurazione e la fognatura.

Pur accogliendo l'impegno di Acea a rinnovare il settore idrico italiano, vale comunque la pena condividere una riflessione avanzata da Palermo, che ricorda i due ordini di problemi da affrontare nel sistema italiano: la frammentazione e i prezzi. Nel primo caso, un ostacolo è il mercato ancora fortemente frammentato con circa 2.500 operatori.

Infine la tariffa: «Oggi – ha ammesso – la tariffa rispetto alla media europea è bassa, sicuramente deve essere incentivata per certi settori che usano l'acqua come fattore produttivo, ma nel complesso bisogna trovare una economicità del sistema».

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