Per quasi mezzo secolo Achille Boroli, il patriarca della De Agostini, ha caratterizzato con la sua personalità ed il suo stile, le vicende dell'azienda e, in larga misura, quelle di tutta la dinastia. La sua formula era semplice: tutti i componenti della grande famiglia - fratelli, figli, nipoti, cugini - dovevano guidare l'azienda, lavorando duramente in posizioni di comando. Una concezione di vita quasi monacale, che escludeva qualsiasi esposizione mondana o mediatica: invano avreste cercato negli archivi dei giornali un dossier dedicato alle famiglie Boroli. Achille Boroli era di natura appartato e riservato ma venne un momento in cui intuì che non era più possibile restare in disparte, estraneo alla vita pubblica. Erano gli anni dopo il '68, quando il Pci aveva superato il 34 per cento dei voti, ed era esploso il fenomeno del terrorismo: c'era chi fuggiva all'estero, chi aveva paura e chi aveva coraggio. Boroli aveva coraggio e la nascita de il Giornale fu l'evento che lo convinse ad uscire da Novara e ad impegnarsi per aiutare quel manipolo di visionari nella loro difficile impresa, che ebbe tuttavia dimensioni e risonanze nazionali. Lui e Silvio Berlusconi furono i primi - e unici - a credere a viso aperto ne il Giornale.
Entrato nel Consiglio di Amministrazione, Boroli vi rimase per vent'anni, da tutti stimato ed amato, prezioso per i consigli che nascevano da una ineguagliabile saggezza ed esperienza. Un uomo vero. Gian Galeazzo Biazzi Vergani - 2 aprile 2011- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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