Le Acli incalzano Prodi: rispetto per la legge 40

Le Acli hanno espresso ieri «forte preoccupazione» per le posizioni del governo italiano sull’uso sperimentale di embrioni, pratica di cui il ministro Mussi si è fatto portavoce in sede Ue. Di fronte all’eventualità che venga dato il via libera alla ricerca si sono rivolte direttamente al presidente del Consiglio Romano Prodi «perché agisca affinché non vengano traditi la lettera e lo spirito dell'accordo raggiunto al Senato la settimana scorsa».
Quello che amareggia l’associazionismo cattolico, da sempre vicino ai temi della salvaguardia della vita, è la «spiacevole sensazione» che il ministro Mussi non sia alla ricerca di una soluzione per tutelare la dignità degli embrioni, ma favorisca, almeno in una certa misura, la ricerca sulle staminali embrionali. Tutto questo mentre l’accordo al Senato avrebbe dovuto vincolare l’Unione a ben altro atteggiamento, anche in ossequio alla legge 40.
Secondo Andrea Olivero, presidente nazionale Acli, è assurdo che la Ue si metta a stabilire convenzionalmente ciò che la scienza non è ancora in grado di affermare in modo certo e condiviso: il momento, cioè, in cui un embrione non è più impiantabile.

Il Consiglio europeo e il nostro governo dovrebbero, secondo il presidente Acli, limitarsi ad applicare il principio di precauzione su questa delicata materia, seguendo e non forzando lo studio e il dibattito scientifico.

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