Acqui investe 910mila euro sulla Juve

(...) nota per le qualità curative delle proprie acque.
Peccato, però, che per la splendida cittadina la cosa sia già stata decisa tempo fa, quando l'idea di avere sul prato del proprio campo comunale cotanti campioni era ancora motivo di gioia ed orgoglio, ed aggiudicarsi la prima parte del ritiro juventino, prima che la squadra prosegua la preparazione in montagna, poteva valere l'ingente investimento di ben 910mila euro da parte di Comune, Provincia, Regione e Terme Spa. Ora lo scenario è completamente diverso, e l'ombra della fregatura si fa sempre più pesante.
In realtà le prime perplessità si sono fatte sentire quasi subito, non appena ci si è accorti che il periodo in cui la Juve scenderà ad Acqui, metà luglio, coincide con le meritate ferie degli atleti reduci dal mondiale di Germania: una concomitanza che esclude la presenza dei giocatori più prestigiosi sul terreno del piccolo stadio Ottolenghi. Questo è niente, però, in confronto allo sgomento che regna adesso: la prospettiva, come ormai sanno anche i bambini, è quella di ritrovarsi ad ospitare una squadra retrocessa d'uffico in serie B, o addirittura in C. Insomma, gli acquesi hanno mille buoni motivi per essere preoccupati delle disavventure della società bianconera. Non solo perché nella cittadina il tifo juventino coinvolge una grande quantità di persone, compresi sindaco, vescovo e procuratore della Repubblica, e nemmeno per una questione morale. È quel denaro pubblico speso per l'occasione che a qualcuno non va giù, ed è questo il motivo che ha spinto il consigliere comunale d'opposizione Domenico Ivaldi di Rifondazione Comunista ed altri quattro amici a fondare un comitato spontaneo il cui nome è tutto un programma: «Juve sì, ma non con i nostri soldi». Un'iniziativa, a detta degli stessi artefici, più che altro goliardica e provocatoria, ma che sta cominciando a raccogliere qualche consenso piuttosto serio.
«Il nome, inizialmente, doveva essere più secco: “No Juve”», fa sapere Cesare Pisano, rappresentante del comitato, «ma, a costo di dilungarci, abbiamo preferito specificare che non abbiamo nulla contro i colori bianconeri: il nostro sdegno è per un'operazione finanziata con soldi di tutti che non migliorerà affatto l'immagine di Acqui Terme, viste le recenti vicende di cronaca». Vicende che, in realtà, hanno solo dato un nuovo impulso alla battaglia degli anti-ritiro, che si sono opposti fin da subito all'iniziativa: «Non ci risulta che Salice Terme, che ha ospitato per qualche anno gli allenamenti di luglio della Juventus quando era ancora la grande squadra di sempre, abbia avuto grossi vantaggi economici, anzi… E allora perché noi dovremmo guadagnarci?».
Eppure Acqui ha già una certa esperienza nell'ospitare squadre professionistiche: a cavallo tra gli anni '80 e '90 era il Genoa di Franco Scoglio a preparare la stagione nella località termale, poi è stata la volta del Torino. «Non ricordiamo che in quelle occasioni ci sia mai stato un grande viavai di gente. Insomma, nei bar e nei negozi non si faceva certo a spintoni per entrare», è il commento dell'esponente del comitato. E, a dire il vero, anche gli stessi esercenti sembrano quantomeno scettici sull'ipotesi che i fans bianconeri invadano la città come cavallette.
Per contro, c'è qualcuno a cui si illuminano gli occhi ad immaginare i ragazzi in maglia bianconera a correre sul campo di Acqui. Il sindaco Danilo Rapetti ha fortissimamente voluto la Juve, e se la tiene stretta anche se il suo significato è cambiato radicalmente nel giro di pochi giorni. «Nessuna questione morale: dopotutto ospiteremo la Juventus, mica Luciano Moggi. Resto ottimista sul successo dell'operazione, non solo perché si tratta della squadra del cuore mia e di tantissimi concittadini». E in effetti il lato positivo potrebbe esserci: «I bianconeri, comunque vada, faranno notizia: vi immaginate quanti giornalisti ci saranno, quante televisioni, quante volte tutta Italia leggerà o ascolterà il nome di Acqui Terme? Avremo una visibilità senza precedenti». Per quanto riguarda la spesa eccessiva, Rapetti getta acqua sul fuoco: «Tranquilli, nel contratto inseriremo una clausola che ci permetterà di ridiscutere la cifra in caso di retrocessione a tavolino, cosa che stanno già facendo tutti gli sponsor della Juventus».
«…Lo spero bene: se viene qua la Juve per tutti quei soldi, mi sento autorizzato a non pagare più le tasse», proclama un anziano signore seduto al tavolino di un bar. Improvvisandosi esperti di statistica, si può affermare che sono le generazioni più avanti negli anni le più sensibili al problema dell'ormai ingombrante presenza della Juve in città: gente che è rimasta scottata da un calcio che non è più una questione di cuore, ma di portafoglio, e non ha certo intenzione di riconciliarvisi, se il portafoglio in questione è il proprio.
I ragazzini no. Lo vedi nei loro occhi che per loro sarà comunque una festa. Serie A, B, o C, sempre della Juve si tratta. Non si perderanno una mossa, uno schema, un autografo, non importa il prestigio del nome: saranno comunque giocatori veri. Loro vogliono che il sogno del calcio continui.

E anche il sindaco è fiducioso: «L'appeal di quelle maglie sarà sempre irresistibile, vedrete. E poi, non è bella l'immagine della Vecchia Signora piena di acciacchi che viene a ritemprarsi nelle nostre terme?». Dal fango ai fanghi? Può essere un'idea.

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