Adesso i grillini chiudono al Pd: "Alle presidenze delle Camere voteremo i nostri candidati"

Il M5S annuncia battaglia. I capigruppo puntano sui propri uomini e sbarrano il passo ai "pontieri" democratici. Ma scoppia il caso delle lauree (false?) di Marta Grande

Adesso i grillini chiudono al Pd: "Alle presidenze delle Camere voteremo i nostri candidati"

Il Movimento 5 Stelle annuncia battaglia sui regolamenti delle Camere per stringere i tempi e "riportare al centro il Parlamento dopo anni di immobilismo". Nel video congiunto - ormai un’abitudine, quella dei "grillini" di sostituire filmati autoprodotti ai consueti comunicati - diffuso in rete per fare il punto della situazione, i capigruppo pro tempore dei Cinque Stelle Roberta Lombardi e Vito Crimi confermano che per le presidenze di Montecitorio e Palazzo Madama punteranno su candidati propri. Insomma, dialogo chiuso coi "pontieri" democratici che nelle ultime ore hanno provato a trovare la quadra con la nutrita delegazione pentastellata. Tuttavia, la strada per Marta Grande, che inizialmente sembrava strappare i consensi anche ai big di via del Nazareno, sembra in salita dopo l'ammissione di non avere in tasca alcuna laurea valida per l’ordinamento italiano.

La Lombardi seduta mentre Crimi sta in piedi, alle sue spalle, appoggiato alla spalliera dello scranno. Lo sfondo è quello di velluto rosso con lo stemma della Camera di un’Aula di commissione a Montecitorio. I capigruppo designati hanno confermato che per le presidenze delle Camere il Movimento 5 Stelle punterà su propri candidati. Le "rose" di candidature per la presidenza dei due rami del Parlamento sarebbero composte da sette nomi per il Senato e dieci per la Camera. È satato Crimi a spiegare la procedura interna per individuare il candidato. Una sorta di "doppio turno", come lo definisce lui stesso nel video congiunto diffuso su interne. "Ci riuniremo al Senato e voteremo un nostro candidato presidente, a voto palese - ha spiegato - poi dopo avere 'graticolati' - cioè sottoposti al fuoco di fila di domande per testarne doti e preparazione - quelli che hanno più voti, ne sceglieremo uno e quello sarà il nostro candidato fino alla fine". Il Pd non vuole darsi per vinto. E spera di riuscire a "convincere" il fronte grillino a trovare una "scelta condivisa" che permetta di mettere insieme uno straccio di governo capace di camminare sulle proprie gambe. "Fino all’ultimo - hanno fatto sapere dal quartier generale democratico - lavoreremo non per l’autosufficienza, ma per una larga assunzione di responsabilità".

per il momento, insomma, Cinque Stelle non scenderanno a compromessi con Pier Luigi Bersani. Nei corridoi dei palazzi romani vanno ripetendo in continuazione che le poltrone non sono merce di scambio. Sfumano sempre di più le possibilità di un accordo in vista di un governo con i democratici, anche se la super favorita dei grillini, la 25enne Marta Grande, è finita nel tritacarne mediatico per i suoi titoli di studio. Sem brerebbe che la neo deputata, che al momento della certificazione dei titoli di studio aveva dichiarato di aver conseguito un pezzo di carta all'Università dell'Alabama e di essere sulla buona strada per conseguirne anche uno in Cina, non sappia come avvalersi delle proprie lauree, almeno non Italia.

Pare, infatti, che i titoli accademici sfoggiati all'atto d'iscrizione a Montecitorio, non abbiano alcun valore. Dopo i clamorosi falsi di Oscar Giannino, la brutta abitudine della lauree "false" contagia anche la grillina che vorrebbe calcare le orme di Nilde Jotti.

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