La vendetta di chi non tollera limiti

Vorrei fare presente che non scateni una carneficina simile se dentro non hai una rabbia e una aggressività che non aspettano altro che deflagrare

La vendetta di chi non tollera limiti
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Gentile Direttore Feltri,
voglio dirle cosa mi ha colpito della strage di Monreale, dove sono stati trucidati tre ragazzi e altri due sono rimasti feriti: gli assassini, anche loro giovani, hanno tolto la vita perché le vittime li avevano invitati educatamente a non correre con la moto nel centro del paese.
Si può uccidere per un rimprovero?

Francesco Negri

Caro Francesco,
nella notte tra sabato e domenica scorsi, a Monreale, in provincia di Palermo, è stata messa a segno l'esecuzione di questi giovanissimi, Andrea Miceli, 26 anni, Salvatore Turdo, 24, cugino del primo, e Massimo Pirozzo, 26. I due cugini avevano chiesto, a coloro che poi hanno estratto due o addirittura tre armi da fuoco sparando ben 18 colpi, di rallentare, dato che, in cinque su tre moto, scorrazzavano all'impazzato nel cuore del paesino siciliano. E sconvolge anche me, caro Francesco, che un rimprovero, se così possiamo dire, ma meglio sarebbe parlare di invito al rispetto di regole di buonsenso che ogni cittadino dovrebbe considerare sacrosante, possa essere interpretato e vissuto come una forma di insulto, di insolenza, addirittura di violenza e sopruso, tale da scatenare una reazione talmente estrema. È come se i criminali in questione fossero non in grado di sostenere il peso del richiamo, come se fosse una ingiustizia, appunto, alla quale rispondere con un'altra ingiustizia, ovvero togliendo la vita a tre ragazzi come loro, più o meno coetanei, e dando vita a una guerriglia che avrebbe potuto fare altri morti, gente innocente, che passava di lì, da quella strada, da quel bar, in quel momento.

Ecco, vorrei fare presente che non scateni una carneficina simile se dentro non hai una rabbia e una aggressività che non aspettano altro che deflagrare. Basta un nonnulla, una occasione o un motivo o una scusa qualsiasi, per esplodere. Inoltre, c'è quell'elemento che tu hai messo in luce: l'incapacità di accettare la norma, dunque il richiamo, l'esortazione, quantunque gentile, a moderarsi, l'intolleranza nei confronti della Legge ma anche del prossimo, aspetti che tradiscono uno spirito antisociale che deriva da una lacuna educativa profonda come un abisso. Forse insanabile. Se non sei stato allevato ed educato al rispetto delle regole, ossia dei limiti, allorché qualcuno te li pone davanti, vai fuori di testa. Questa povertà morale è l'humus ideale in cui germina e prospera la violenza giovanile che sta facendo tante vittime. Sono ventenni, ma anche minorenni, i quali credono di essere i padroni del mondo, i padroni della strada, i padroni della loro vita come delle vite altrui, in questo delirio di onnipotenza, diventa facile tirare fuori la pistola e uccidere sparando all'impazzata, perché qualcuno ha osato, con una parola o un gesto o uno sguardo, ledere la suprema maestà di queste carogne, a cui è stato insegnato che lo sgarbo, così viene chiamato, si lava con il sangue.

E le conseguenze di questo atto neppure vengono prese in considerazione. Esiste solo l'urgenza di vendicarsi. Di eliminare il limite. Di mostrare chi comanda.

A qualsiasi costo.

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