Meloni: "Tra Ue e Usa serve accordo, siamo parte dell'Occidente"

Il premier Meloni nell'intervista al Corriere della sera ha ripercorso le ultime settimane dall'incontro a Washington con Donald Trump ai funerali di Papa Francesco

Meloni: "Tra Ue e Usa serve accordo, siamo parte dell'Occidente"

Giorgia Meloni è stata il leader indiscusso dell'ultimo mese. Dall'incontro con Donald Trump a Washington ai funerali di Papa Francesco in Vaticano, il presidente del Consiglio italiano si è distinto per diplomazia e controllo. Il mondo intero ha guardato all'Italia sabato 26 aprile, quando Roma ha ospitato le delegazioni di oltre 160 Paesi provenienti da tutto il pianeta. Un'organizzazione impeccabile, senza sbavature, che ha garantito la sicurezza di tutti, capi di Stato, pellegrini e fedeli. "Voglio farlo sapere agli italiani, ci ha fatto ricevere complimenti da tutti i Paesi i cui rappresentanti hanno partecipato all’evento, che hanno apprezzato il perfetto funzionamento della macchina", ha detto Meloni in un'intervista esclusiva rilasciata al Corriere della sera.

Ma Meloni, come ben sa chi la conosce, non si accontenta mai e vorrebbe fare sempre di più e meglio: "Non sono mai soddisfatta, soprattutto di me". Più si sale, ha aggiunto, e "più è facile scendere, ce l’ho presente da sempre". Quel che serve in questo momento, ha spiegato il premier, è "la capacità di mettersi in discussione, di capire, di trattare. E di studiare. Lo faccio continuamente, perché tutto intorno a noi è in movimento frenetico e non ci si può far trovare impreparati". Su quanto successo ai funerali di Papa Francesco, Meloni è stata criticata per non aver avuto apparentemente un ruolo centrale, ma, ha spiegato il presidente del Consiglio, "non ho mai considerato i funerali del Papa un’occasione per mettere assieme questo o e quell’altro leader. Non avrei mai voluto passaggi o vertici politici che avrebbero distolto l’attenzione".

E sull'incontro in Basilica tra Trump e Zelensky, definito storico per la sua portata e il contesto, e che ha portato Emmanuel Macron sulla graticola per essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato, il premier italiano ha sottolineato che "non c’entravamo noi altri leader, non so se qualcuno ha pensato di doverci essere, ma io no. Credo sia stato un momento bellissimo, e a quanto mi è stato detto dai protagonisti potrebbe anche aver rappresentato un punto di svolta". Quel momento, ha aggiunto, è stato "forse l’ultimo regalo di Papa Francesco a noi tutti. Penso che meritasse un funerale imponente e senza alcun intoppo, come è stato, e penso che in quel faccia a faccia ci fosse, non so come dirlo... Il suo spirito".

Il presidente del Consiglio ha ribadito al Corriere della sera che nella possibile trattativa di pace tra Russia e Ucraina, l'Italia è da sempre "accanto all’Ucraina che, senza il sostegno Occidentale non avrebbe potuto difendere la propria libertà". E ora, in questo scenario, ha proseguito, "sosteniamo gli sforzi di Trump e siamo contenti che Zelensky si sia detto disponibile a un cessate il fuoco incondizionato, dimostrando che anche l’Ucraina vuole la pace. Ora è la Russia che deve dimostrare la stessa cosa". Perché la pace, ha sottolineato, "dovrà essere giusta e duratura. Il che significa soprattutto solide garanzie di sicurezza. L’Italia ha da tempo fatto la sua proposta: serve una soluzione ispirata all’articolo 5 del Trattato di Washington, anche fuori dal Trattato Nato". E sulla posizione dell'Italia respinge anche gli attacchi di chi sostiene una divisione all'interno della maggioranza perché, spiega, "ciascuno usa accenti diversi, è naturale. Ma non ho mai avuto reali problemi in questo campo".

Dall'incontro a Washington, Meloni ha ottenuto da Trump la promessa di un vertice Ue-Usa e a questo Meloni sta lavorando, triangolando i vari leader europei e Ursula von der Leyen. "Quello che penso l’ho detto a Trump e ai leader che incontro e che ho incontrato anche in questi giorni: è necessario rinsaldare l’Alleanza atlantica non solo militarmente, e in questo dico che è giusto che l’Europa contribuisca in maniera più marcata alla propria sicurezza", ha dichiarato al Corriere della sera. E quel che pensa Meloni, così come tutti i leader di buon senso, è che sia necessario "riavvicinare Usa e Ue, anche perché nel frattempo altre potenze si stanno facendo avanti per prevalere negli equilibri mondiali". I rapporti personali con Trump, ha proseguito, sono molto buoni e questo permette loro di intendersi anche quando si trovano su posizioni non identiche e, ha aggiunto, "non è stato facilissimo affrontare il tema dei rapporti con l’Europa, e della convenienza reciproca nel tenere i rapporti saldi, perché l’immagine che prevale è quella di un’Unione Europea come blocco consolidato di burocrazie. Ci sarà molto da lavorare su questo". Questo è un monito del premier all'Unione europea, da più parti considerata una macchina eccessivamente burocratica e per questo rallentata e inefficace.

Sull'incontro di Roma tra Ue e Usa che viene ipotizzato a maggio, Meloni nell'intervista ha voluto sottolineare che "non abbiamo mai dato una data. Ci stiamo lavorando, ma ovviamente non dipende solo da noi. Perché gli incontri portino a risultati serve tempo". Attualmente l'attuazione dei dazi è sospesa, ma i tempi non sono ancora maturi: "A me interessa portare a casa un accordo vero che serva all’Italia in primo luogo, come all’Europa e agli Usa. Senza fretta, ma ben fatto". E sul luogo in cui quest'incontro avverrà, per quanto sarebbe storico se fosse a Roma, Meloni non spinge ma rivendica: "Se Roma può essere la sede giusta perché il nostro Paese viene visto come amico e in qualche modo come sede sì europea ma non 'controparte', credo che sarà un grande riconoscimento. Ma anche se fosse altrove, a Bruxelles o ovunque — questo sì me lo concedo — qualche merito penso di poter dire che lo avrò avuto comunque". E non dà peso agli slogan delle opposizioni, secondo le quali "Trump non può essere un nostro alleato" perché, spiega, "io non penso che le nostre alleanze fondamentali con i Paesi partner cambino in base a chi vince le elezioni. Evidentemente la sinistra sì. E in fondo non mi stupisce: per noi l’interesse nazionale viene prima di ogni cosa, per altri prevale l’appartenenza ideologica".

Rimanda al mittente l'accusa che con il suo governo l'Italia sia "filoamericana" ma rivendica l'essere "parte dell’Occidente, che è un’altra cosa. I nostri imprenditori che investono con gli Usa lo fanno perché, come altri imprenditori europei, lo ritengono naturale".

Ed è con gli interessi dell'Italia che il governo si schiera anche quando "nella dichiarazione congiunta che abbiamo firmato con il presidente Trump si fa riferimento alla zona economica speciale che il governo italiano ha istituito nelle otto Regioni del Mezzogiorno, e che rende molto vantaggioso investire nel Sud Italia".

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica