Un adolescente su tre non riconosce le bufale

La ricerca dell'Università San Raffaele

Un adolescente su tre non riconosce le bufale
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Passano oltre cinque ore al giorno (quasi un quarto della loro giornata) attaccati allo smartphone, ma un adolescente su tre non solo non sa distinguere l'informazione scientifica da quella pseudoscientifica, ma non riesce neppure a riconoscere le notizie affidabili e separarle dalle bufale. Con l'inevitabile conseguenza che a risentirne (ovviamente) è la capacità di ragionamento critico. Con le ragazze che hanno meno autostima dei ragazzi nell'autovalutazione delle proprie competenze di ragionamento critico. Sono questi i risultati del Report «Disinformazione a Scuola», elaborato da un team di ricercatori di UniSR Università Vita-Salute San Raffale, coordinato dal professor Carlo Martini, professore associato in Logica e Filosofia della scienza presso la Facoltà di Filosofia dell'ateneo, con il supporto del progetto del Consiglio Europeo della Ricerca PERITIA (Policy, Expertise and Trust).

«Dato saliente è che circa un terzo di loro ritiene, sbagliando, inaffidabili le informazioni che invece sono affidabili, e questo avviene perché ci troviamo in un contesto informativo inquinato che, notoriamente, non soltanto promuove credenze false, ma confonde anche le acque dell'informazione affidabile - spiega Martini - Si può creare, infatti, uno scetticismo generalizzato, che ci rende sempre più restii a fidarci della scienza, sulla quale si regge la nostra stessa società ormai altamente informatizzata e ingegnerizzata. Questo è un fenomeno preoccupante, che necessita di interventi urgenti. In questo senso, sollevare il problema della capacità critica digitale nelle persone adolescenti, che sono il nostro futuro, e fornire loro degli strumenti efficaci per metterli in grado di valutare in modo accurato le notizie, significa salvaguardare quella relazione di fiducia che è alla base dell'ormai inscindibile connubio tra scienza e società». L'esito della ricerca sulla disinformazione a scuola ha convinto così i ricercatori ad andare avanti. Hanno dato il via ad una seconda fase del progetto di ricerca, con la nascita di un Osservatorio permanente sulla Disinformazione Digitale, che entrerà in funzione dal mese di gennaio 2025 e che prevede percorsi di formazione per tutti gli studenti delle scuole superiori. I risultati divulgati riguardano infatti solo la prima fase dello studio, condotto da gennaio a maggio dello corso anno, con il coinvolgimento di 19 Istituti di Istruzione Secondaria Superiore - 11 in Piemonte, 7 in Lombardia e 1 in Emilia-Romagna per un totale di 2.214 studenti e studentesse tra i 14 e i 19 anni (48% femmine, 39% maschi, con un 13% senza risposta sul genere) raggiunti. Lo scopo, quello di capire quanto gli adolescenti siano in grado di riconoscere l'informazione falsa o fuorviante - o anche semplicemente inaccurata -, distinguendola da quella attendibile e di qualità.

È stato ricostruito un vero e proprio laboratorio sociale, un ambiente informativo simulato digitale, focalizzato sulla navigazione web tramite smartphone e social network, pensato per assomigliare quanto più fedelmente all'ambiente informativo che i giovani fruiscono nei loro telefonini.

In questo ambiente, in cui informazioni scientifiche e disinformazione convivono e sono virtualmente indistinguibili, ragazzi e ragazze in età scolastica sono chiamati a valutare l'affidabilità dei contenuti che leggono. Ma a quanto pare non sono decisamente preparati a smascherare le fake news.

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