Quest’intervista può aiutare coloro che ancora credono alle favole, che pensano davvero che il prezzo pagato da una off-shore ad An nel 2008 (300mila euro) per l’acquisto della nota casa di Montecarlo fosse congruo.Può chiarire le idee a quanti ancora non si capacitano del perché, a un anno dalla nostra inchiesta sull’appartamento donato dalla contessa Colleoni e in uso al cognato di Gianfranco Fini, scaviamo ancora in quest’affaire immobiliare che grida vendetta per un’infinità di ragioni: le modalità di alienazione attraverso società caraibiche, il ruolo del cognato di Fini, le proposte da più di un milione snobbate dal partito, i lavori di ristrutturazione seguiti dalla compagna di quel presidente della Camera che si disseall’oscuro della presenza di Giancarlo Tulliani nell’immobile. E soprattutto la certificazione al ribasso operata «politicamente» dalle autorità monegasche che ha comunque evidenziato come la cifra richiesta per l’appartamentodiBoulevardPrincesseCharlotte corrispondesse a quasi un terzo del suo reale valore. L’intervista può tornare utile per ragionare sull’inchiesta dei pm romani che indagavano sulla congruità del prezzo e chehannorichiestocomunquel’archiviazione di fronte alle evidenze delle stime immobiliari sollecitate, per rogatoria, ai sudditi del principe Alberto. L’intervista al Giornale di Fabrizio Torta, dirimpettaio di casa Tulliani, va in soccorso di tutti quelli che si ostinano a fare spallucce della ricerca della verità.
La casa di Torta confina con quella in uso a monsieur Tulliani. È identica. Stessa metratura. È in vendita a un milione di euro o poco più, nonostante sia penalizzata – rispetto a quella dell’inquilino eccellente dall’affaccio rumoroso sulla strada, dalla mancanza di un terrazzino, dal carico economico che il compratore è chiamato a sopportare essendo completamente da ristrutturare.
Torta accetta di parlare nonostante una brutta diffida inviata per telegramma dai legali di Giancarlo Tulliani: «È una iniziativa che mi ha sorpreso non poco, questa degli avvocati del signor Tulliani, col quale ho avuto sempre rapporti di buon vicinato. Una diffida a non parlare? E perché? Che cosa ho fatto di male?» si chiede Torta mentre ci spalanca la porta dell’abitazione gemella.
Allora, signor Torta, ha venduto?
«Per scaramanzia non parlo ma diciamo che sono a buon punto. Recentemente l’ho messa in mano a una persona che quando ha saputo il prezzo che chiedevo mi ha detto: “Tranquillo,a questa cifra te la vendo subito”».
Di quale cifra stiamo parlando?
«Un milione di euro, qualcosina in più. Dopo poco tempo mi ha portato un cliente interessatissimo a comprare. Siamo andati dal notaio perché la persona interessata ha voluto mettere delle condizioni. Entro il 30 settembre si dovrebbe chiudere la pratica».
Il suo immobile quanto è grande?
«Sessantacinquemetriquadri, tale e quale a quello di là ( il signor Torta indica l’appartamento di Tulliani, ndr ). Solo che rispetto a quello io non ho il terrazzino e il mio affaccio dà sulla strada ed è meno confortevole rispetto al suo che invece dà su una corte interna, è silenzioso, molto più tranquillo. Sembra un dettaglio ma a Monaco queste cose hanno un peso».
Ed è da ristrutturare.
«Beh, si. Ci sono da rifare le mura che gli operai di Tulliani mi hanno danneggiato durante i lavori di ristrutturazione (Torta indica le toppe provvisorie messe dagli operai, ndr ). Vanno fatti il pavimento, il riscaldamento, l’impianto elettrico, le porte... insomma sono parecchi i lavori da fare».
Un milione, da ristrutturare, il suo. L’appartamento accanto ceduto per trecentomila euro.
«Che vuole che le dica... quando l’ho saputo non ci volevo credere. Diciamo che chi ha comprato ha fattounaffaroneperchéoggi, conlacrisi, e i prezzi al ribasso,cosi com’è vale minimo un milione e trecentomila euro».
Come minimo?
«Già. Nel Principato, a seconda dei momenti e delle oscillazioni di mercato, si viaggia fra i 20 e i 30mila euro a metro quadro. In questo momento conviene comprare».
Il «vicino» non le ha mai fatto proposte per l’acquisto?
«No. Con lui avevo un ottimo rapporto, era educato e gentile, si preoccupò personalmente quando riportai tutti quei danni nella parete dell’appartamentooffrendosidimettere le cose a posto al più presto, mi sembra che parlò di settembre. Poi, però,a fine luglio è scoppiato lo scandalo e non l’ho visto più. L’ho rivisto per puro caso a inizio anno all’hotel Hermitage quindi una volta in rue de la Costa (dove Tulliani ha la banca, ndr). Ogni tanto sentivo rumori nella casa, poi più niente. Feci alcune interviste a seguito delle quali mi fu recapitata la diffida a non parlare più di quell’appartamento».
Alcuni esperti del settore immobiliare ci riportano la voce di una vendita della casa abitata da Tulliani. Ne sa niente?
«Non posso aiutarvi. Se dovessero vendere credo, ma è una mia sensazione, che non facciano ricorso alle agenzie immobiliari ufficiali. Se l’hanno acquistata a quel modo è possibile che la rivendano seguendo la stessa trafila evitando anche di farla visitare. In questi mesi, là dentro, non vola mosca».
Scusi, ma nei giorni precedenti lo scoppio dello scandalo lei Gianfranco Fini lo ha visto nel palazzo?
«Io personalmente no, ma altri certamente. A cominciare dall’ingegner Giorgio Mereto, che poi ritrattò quando lesse quanto da voi riportato (e registrato, ndr ). Non so se lui abbia ricevuto diffide del tipo di quelle inviate a me. Elisabetta, la sorella di Giancarlo, l’ho intravista sul finire del 2009 anche se Bocchino ha detto che forse mi sono confuso con la fidanzata bionda di Tulliani. In quel palazzo Fini lo hanno visto, cosi almeno mi hanno detto alcuni miei coinquilini».
Fini ha sempre negato di esserci stato.
«Non so che dirvi. La gente qui a Montecarlo non vuole problemi, teme ripercussioni. Però se è passato anche fugacemente nel palazzo è stato molto fortunato perché quel condominio è uno dei pochi a non avere telecamere di sicurezza.
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