Milano - All'indomani dal fallito attentato al direttore di Libero, iniziano le indagini dell'antiterrorismo e si moltiplicano le dichiarazioni di solidarietà. Un uomo armato, nascosto per le scale dell’edificio in cui si trova l’appartamento di Maurizio Belpietro, in pieno centro a Milano, è stato bloccato dalla scorta prima che potesse aggredire il direttore e poi si è dato alla fuga. L'uomo, che indossava una giacca da finanziere, era armato. "Sembrano gli albori degli anni di piombo - ha commentato il direttore di Libero - io sono una persona tranquilla e serena, certo, da ieri un pò meno".
L'identikit La questura di Milano ha realizzato l’identikit del presunto aggressore del caposcorta di Maurizio Belpietro sulla base della testimonianza dello stesso poliziotto. L’immagine raffigura un uomo di corporatura massiccia, circa 1,80, occhi scuri, pupille dilatate, naso grosso e di probabile cittadinanza italiana.
Forse un sopralluogo La Polizia sta attentamente vagliando l’ipotesi che l’episodio sia stato preceduto da un sopralluogo effettuato nei giorni precedenti dallo stesso aggressore. È quanto si evince dalla ricostruzione fatta dal questore di Milano, Vincenzo Indolfi, che con il capo della Digos, Bruno Megale, ha incontrato stamane i giornalisti. Un particolare, riguardo alla fuga dell’aggressore, farebbe pensare a una conoscenza del condominio: scappando, infatti, secondo la testimonianza del caposcorta di Belpietro, l’uomo, che indossava una casacca con i colori simili a quelli della Guardia di Finanza, non è uscito dal cortile dove era in sosta proprio l’auto della scorta, ma è passato da una porta che conduce in un giardino del condominio confinante con un’altra area verde di uno stabile attiguo, probabilmente scavalcando un muro alto circa due metri. La Polizia sta inoltre verificando l’esistenza in zona di telecamere che possano aver ripreso l’uomo in fuga
Scorta rinforzata Rinforzata la scorta per la tutela del direttore di Libero. Alla scorta sono stati aggiunti due uomini, per un totale di quattro, e un’altra auto di vigilanza fissa sotto la sua abitazione. A queste precauzioni si aggiunge la scorta già presente da tempo sotto la redazione del giornale. Lo ha spiegato oggi il Questore, Vincenzo Indolfi, in una conferenza stampa in questura.
Belpietro torna in televisione All'indomani degli spari sul suo pianerottolo, "prevale il senso di ingiustizia: perchè - si è domandato Maurizio Belpietro, ospite di Mattino cinque - in questo paese non è possibile sostenere delle opinioni senza pagare con paura e minacce?". In trasmissione, dopo aver ricostruito quanto successo ieri sera, il direttore di Libero ha detto di essere uno dei pochi direttori sotto scorta, insieme ai colleghi Vittorio Feltri ed Emilio Fede: "siamo tutti dell’area moderata e non sono casi: sostenere idee contro la vulgata corrente si paga anche da questo punto di vista, con la limitazione della libertà".
"Sono amareggiato per la mia famiglia" Per Belpietro, quanto successo ieri dipende anche dal clima politico avvelenato: "il clima conta: basta navigare su certi siti per trovare non polemiche, ma minacce di morte come ’mi piacerebbe ammazzare lui e la sua scortà. Tutto questo mi mette inquietudine, non capisco quale reato ho commesso per meritare addirittura una condanna a morte". Belpietro ha anche ricordato di aver ricevuto delle minacce già a gennaio, quando un uomo ha tentato di introdursi nella redazione di Libero e, fermato dalla scorta, ha poi confessato "cattive intenzioni". "E quello di gennaio non era un pazzo, tanto che - ha detto il direttore - non gli hanno fatto il trattamento sanitario obbligatorio". Belpietro, che si definisce "una persona tranquilla, calma e fredda", non ha negato di sentirsi "amareggiato": "ieri ho pensato alle persone care, come è naturale, sono amareggiato per la mia famiglia". Quando l’agente della scorta ha trovato un uomo armato nascosto vicino all’appartamento di Belpietro, in casa del direttore di Libero c’erano la moglie e le figlie: "le piccole dormivano, ho raccontato loro stamattina ciò che è successo".
Il lavoro continua Dopo quello che è accaduto però, Belpietro non ha intenzione di modificare il suo lavoro. "Non cambio il mio lavoro. Non l’ho cambiato neanche stamattina - ha spiegato Belpietro - Ho fatto le cose che faccio sempre, il mio programma tv, la riunione di redazione e oggi pomeriggio scriverò per raccontare cosa è successo e cosa penso". Ha però ammesso che "ora c’è più preoccupazione. Io - ha spiegato - sono un semplice cronista che fa il suo lavoro, ma sono preoccupato per la mia famiglia". Ora la scorta di Belpietro è stata rafforzata. "Ho visto qualche persona in più - ha confermato - e ho ricevuto tanti messaggi di solidarietà da tutte le parti politiche e moltissimi dai lettori".
Il comunicato del Cdr "Ieri notte un uomo armato di pistola ha cercato di aggredire il direttore di Libero, Maurizio Belpietro. Solo quest’anno è la seconda volta che qualcuno attenta all’incolumità del nostro direttore e risulta difficile pensare, come di certo qualcuno farà, al gesto isolato di un folle", sostiene il comitato di redazione della testata. "Quanto successo sembra piuttosto il frutto maturo di una ideologia di violenza e di odio - continua la rappresentanza sindacale - che mette nel mirino chiunque provi a distaccarsi da un’idea dominante e precostituita di verità e giustizia. Da troppo tempo nel nostro Paese si alimentano processi pubblici nelle piazze e in televisione ai danni di chi non rappresenta quella che sempre più appare come la ’casta dei giustì: da una parte i politici del popolo, dall’altra i cattivi; da una parte i sindacalisti democratici, dall’altra quelli asserviti; da una parte i giornalisti impegnati, dall’altra quelli prezzolati. Uno schema facile e violento i cui risultati, purtroppo, sono sotto gli occhi di tutti e dei quali anche i giornalisti di Libero, come molti altri colleghi, pagano e hanno pagato il prezzo". Il Cdr di Libero, perciò, esprime "la sua solidarietà e la più affettuosa vicinanza a Maurizio Belpietro e si augura che questo ennesimo episodio serva almeno a risvegliare in tutti quel senso di responsabilità ed equilibrio strangolato da un odio politico che ricorda, tragicamente, altre epoche non troppo lontane".
Fnsi: "Ferma condanna e solidarietà" Ferma condanna e solidarietà da parte della Fnsi a Maurizio Belpietro, vittima ieri notte di un agguato. "È intollerabile e molto grave - sottolinea il Segretario Generale della Federazione Nazionale della Stampa Italiana, Franco Siddi - la terribile minaccia a mano armata di cui è stato vittima il direttore di Libero". "Nell’esprimere la più dura condanna di questo oscuro attacco alla vita e alla libertà del giornalista e dell’uomo Belpietro - aggiunge Siddi - con la Fnsi manifestiamo a lui, alla famiglia, ai colleghi che con lui lavorano e agli uomini della sicurezza, la solidarietà e l’impegno a riaffermare in ogni sede, e in ogni momento il valore dell’informazione libera e plurale come bene prezioso". Preoccupa, rileva ancora il segretario della Fnsi "non poco l’accaduto e l’entità della minaccia al direttore di Libero e ad un agente della sua scorta, costretto ad intervenire con le armi per sventarla, che vede ancora una volta un giornalista nel mirino di una criminalità misteriosa e senza scrupoli. La Fnsi non accetterà mai l’idea che sia possibile imporre il silenzio delle voci che non si condividono attraverso la pratica dell’intimidazione incivile e violenta".
Il racconto dell'agente "C’era una persona appoggiata alla ringhiera delle scale, mi ha puntato una pistola contro. Ho sentito il grilletto ma il colpo non è partito. Mi sono riparato dietro l’angolo del muro del corridoio e ho sparato". È questo il racconto dell’agente di scorta che ieri sera ha messo in fuga l’aggressore pronto a colpire il direttore di Libero. Un "faccia a faccia" con nessun ferito, ma tre proiettili esplosi dal caposcorta. A raccontare la sua versione dei fatti è il Questore di Milano, Vincenzo Indolfi, durante una conferenza stampa in via Fatebenefratelli. Un incontro con la stampa per fornire tutti gli elementi dell’agguato, e per chiedere il "tempo di ricostruire tutti i dettagli, valutarli e analizzarli". Sono le 22.15 quando Belpietro, sotto scorta da otto anni, viene prelevato dagli agenti. Alle 22.40 l’auto della scorta varca il cancello automatico dello stabile in via Monte di Pietà, in centro a Milano. Belpietro e il capo scorta entrato in ascensore e raggiungono l’appartamento al quinto piano dove il giornalista vive con la famiglia. Si assicura che tutto sia in ordine, poi l’agente dell’ufficio scorte della Questura decide di scendere usando le scale. L’intenzione è quella di accendersi una sigaretta, ma dopo aver percorso il breve corridoio, vicino alle scale si trova lo sconosciuto con pistola in pugno. "Una semiautomatica scura" simile a quelle in dotazione alla Polizia.
Odg, Iacopino: "Solidarietà" Nessuno cerchi alibi: quanto accaduto a danno di Belpietro è insopportabile". Lo dice Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, che ha così continuato: "C’è da mesi un clima che rischia di farci precipitare in una situazione che speravamo di non dover più affrontare. troppo comodo ed è altrettanto irresponsabile, quando fatti come questi accadono, ipotizzare che si tratti della folle iniziativa di un singolo". "Alla solidarietà, senza se e senza ma, che l’Ordine dei giornalisti esprime a Belpietro e alla sua famiglia, va aggiunto - ha concluso Iacopino - l’auspicio che da parte di ciascuno di noi cittadini venga un qualche contributo per riportare il confronto ad un livello di civiltà".
L'Associazione Lombarda giornalisti "Non si può minimizzare né attribuire un episodio tale all’azione isolata di un folle, e non aiutano certo a rasserenare gli animi i sommari processi mediatici contro la "stampa nemica" - dichiara Giovanni Negri, presidente dell'Alg -.
Di recente abbiamo commemorato i trenta’anni dall’assassinio di Walter Tobagi e il nostro impegno è quello di evitare che si torni al metodo terroristico dell’eliminazione mediatica, politica e personale dei giornalisti sgraditi".
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