Cè un borgo misterioso sopra labitato di Traso, in alta Val Bisagno, che sta scatenando un interesse internazionale senza precedenti: Barego. Di questo gruppo di antichissime case perfettamente conservate, immerse nel verde della boscaglia, non si sa assolutamente nulla. La storia non riporta alcun documento di archivio, neanche di tipo ecclesiale, che identifichi questo piccolo centro col nome di Barego. Una strada lastricata, completamente ricoperta dalla vegetazione, conduce da Traso a quota 700 metri dove 25 case, le cui fondamenta risalgono al VII secolo, formano un nucleo compatto di impareggiabile bellezza. I muri, costruiti con un robusto mosaico di pietre, ancora oggi mostrano la loro solidità. E infatti la prima domanda che si pone il visitatore quando raggiunge il sito, dopo una buona mezzora di scarpinata, è perché? Perché almeno trecento anni fa gli abitanti di questo piccolo paradiso nel verde decisero di abbandonare le loro case per non farvi mai più ritorno? E perché, in una zona che costituiva il crocevia dellantica Strada del sale tra Genova e Piacenza, improvvisamente ogni attività economica venne a cessare?
Tutto quello che si sa è che in quel periodo, a causa dellinvasione longobarda, Onorato, vescovo di Milano, fuggì a Genova e il vescovo della Superba gli fornì quella che viene definita una «mensa vescovile», e cioè unarea produttiva che avrebbe dovuto servire a sfamare e rifornire la moltitudine di servi e schiavi di Onorato.
Del resto gli archi a sesto medioevali e i casoni caratteristici delle grandi mangiatoie in pietra, sembrano confermare anche la datazione delle rovine.
A livello locale il primo scrittore a porsi gli interrogativi sulle origini di Barego è stato Eugenio Ghilarducci nel suo «Antiche genti di Liguria: il Bargaglio», Microarts Edizioni, 1990. A suscitare invece linteresse internazionale verso il misterioso borgo nascosto tra i boschi di Bargagli e Traso, è stato il professor Tullio Pagano, docente di Italiano al Dickinson College di Carlisle, in Pennsylvania, che ne ha parlato nel suo libro «La civiltà del castagno». Pagano lancia un appello nel suo volume: restituire Barego alla vita. «Non si tratta solo - scrive Pagano - di ripristinare le poche case e alcuni tratti di mulattiere in rovina, ma di restituire al borgo (e allentroterra appenninico genovese) quel ruolo di cerniera tra il Mediterraneo e i ricchi mercati dellItalia settentrionale».
Detto, fatto. LIntertek Group si è subito presentato proponendo un progetto avveniristico che si basa sul rispetto delle tradizioni architettoniche, autosufficienza energetica attraverso lutilizzo di impianti fotovoltaici e pannelli solari, utilizzo delle biomasse e installazione di attività legate alla conservazione delle tradizioni e del bosco esistente.
«Lidea - afferma lingegner Sergio Focardi, esperto di modelli matematici della finanza per lIntertek Group - è di ristrutturare le abitazioni in pietra e costruire un agriturismo, un allevamento di cavalli per fare escursioni, una scuola di cucina regionale e auna di architettura rurale. Insomma, cambiare tutto».
In tutto, questo mega progetto dovrebbe costare qualcosa come 3 milioni di euro che potrebbero essere finanziati da Stato, Regioni e Ue, con la gestione di un corsorzio dei Comuni interessati.
A Bargagli, ad esempio, linteresse è tangibile. «Con un milione e mezzo di euro potremmo iniziare a costruire lagriturismo e lo spazio per i cavalli», ha recentemente detto larchitetto Alfonso Martino, direttore dellUfficio tecnico del Comune, a Finanza & Mercati.
E anche il sindaco di Bargagli, Sergio Aveto, ha ammesso che i suoi tecnici stanno lavorando a un Piano urbanistico comunale che dovrebbe vedere la luce entro tre anni. E da parte sua Arnaldo Buscaglia, presidente della Pro Loco Bargagli, sostiene che entro dicembre presenteranno il Piano turistico in Regione.
E non basta. A quanto sembra lIntertek Group vorrebbe coinvolgere anche lUniversità di Genova nel progetto. Insomma, lentusiasmo cè. Bisogna vedere quali saranno i problemi reali e come potranno essere risolti.
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