Ai feriti nessuna medaglia: "Forse ci preferivano morti"

La protesta: "Lo Stato ha premiato chi è stato indagato. E risarcito chi non era lì"

Ai feriti nessuna medaglia: "Forse ci preferivano morti"

Il ministro della Difesa consegna oggi, in occasione del decimo anniversario della strage di Nassiryah, la «Medaglia della riconoscenza» ai familiari dei caduti. E solleva non pochi malumori fra i feriti, che sono saltati in aria riuscendo a sopravvivere per miracolo. «Capirei un'onorificenza, ma essendo una medaglia ricordo non comprendo perché i feriti siano stati esclusi» sottolinea Vittorio De Rasis, uno dei 19 casi gravi dell'attentato. Oggi sarà alle cerimonie ufficiali ed è pronto a prendere carta e penna ed inviare una lettera di fuoco al capo dello Stato, Giorgio Napolitano, al ministro della Difesa e al comandate dei carabinieri, generale Leonardo Gallitelli.
Il 12 novembre si celebra anche la «Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali per la pace», come se in Iraq ed in Afghanistan non ci fossero stati veri e propri episodi di guerra. «Nell'ambito delle commemorazioni, sarà consegnata ai familiari delle vittime della strage di Nassiriya - nella quale persero la vita 19 persone: 12 Carabinieri, 5 militari dell'Esercito e 2 giornalisti - la Medaglia della Riconoscenza» si legge in una nota del gabinetto del ministro. Il riconoscimento, in un primo tempo, doveva riguardare anche i «feriti ospedalizzati», ma poi sono stati inspiegabilmente depennati dal programma.
De Rasis si chiede perché «a noi feriti non sia stata concessa la stessa medaglia». E fornisce un paio di risposte provocatorie: «Forse perché lo Stato Italiano non è riconoscente ai 19 feriti. Era meglio che morissero anche loro nell'attacco e non potessero testimoniare come lo Stato li ha trattati».
Tutti i feriti dei carabinieri di Nassiryah, anche gli ultimi che non l’avevano fatto prima,si sono costituiti da poco parte civile con­tro il ministero della Difesa. La pre­scrizione incombeva proprio con l’approssimarsi del decennale. De Rasis solleva anche un altro «danno» sul perché la «Medaglia della Riconoscenza» non sia stata prevista anche per lui ed i suoi compagni. «Forse perché quel giorno nella base Maestrale di quaranta che eravamo all’inter­no-19 sono morti ed altrettanti so­no rimasti feriti, mentre adesso ri­sultano ferite più di ottanta perso­ne, gente che era a chilometri di di­stanza dalla base e si ritrova con tutti i benefici di legge».
Riccardo Saccottelli, un altro fe­rito che era di guardia al momen­to dell’attacco kamikaze, non è stato neppure invitato alla ceri­monia. Molto critico nei confron­ti della politica e delle istituzioni ha sempre denunciato la conse­gna dell’Ordine militare d’Italia al generale Vincenzo Lops quan­do era indagato per Nassiriya. E la nomina a cavaliere della Repub­blica del generale Bruno Stano e del comandante di base Maestra­le Georg Di Pauli, pure loro ai tem­pi indagati. «Per questi motivi ho rifiutato l’onorificenza di “vittima del terrorismo”e anche se mi aves­sero invitato per il 12 novembre non ci sarei andato- dichiara Sac­cottelli- Sarò a Roma lo stesso, ma all’udienza del processo di Nassir­yah » per il risarcimento da impu­tare alla Difesa. L’Associazione feriti e vittime della criminalità e del dovere ha protestato con il comandate del­l’Arma lamentando che al decen­nale non siano stati invitati tutti i feriti «per il solo fatto di non essere stati ricoverati subito».Si tratta so­prattutto di personale affetto da stress post traumatico, compreso l’appuntato scelto Francesco Morgesi, in servizio pur avendo un’invalidità riconosciuta del 48%.

Alessandro Mereu, che nel 2003 aveva 22 anni ed era caporal maggiore della brigata Sassari, ci sarà ma «dimenticato, messo da parte e preso per i fondelli da dieci anni. La verità è che i feriti sono scomodi».

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