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Il nuovo brano di Alberto Urso descrive esattamente il suo talento. Si intitola Atlantide e rappresenta al massimo la capacità di cantare con uno slancio e un'impronta tenorile sempre più rara nella musica leggera. Ma non solo. Ha anche un istinto commerciale che senza dubbio intercetta un gusto popolare molto diffuso nel mondo. E difatti questo ragazzone, nato a Messina nel 1997, diplomato al Conservatorio e vincitore della diciottesima edizione di Amici, ha una lunga esperienza all'estero, prima con il Quartetto di Tenori insieme con Roberto Cresca, Federico Serra e Federico Parisi e poi anche da solo. «Sono stati anni entusiasmanti, ho portato a casa oltre centocinquanta concerti scoprendo che negli altri paesi impazzisco letteralmente per quelli che noi consideriamo i nostri classici, quelli che fanno parte del repertorio dell'italianità ormai riconosciuta ovunque». Ed è per questo che lui è ancora tra color che son sospesi tra l'indubbio valore e la consacrazione che si merita chi ha comunque doti vocali al di sopra della media. In questo discorso rientra il brano Atlantide, uscito qualche settimana fa: «È una canzone che mi caratterizza molto, parla di un amore ritrovato e di un legame forte che va oltre le distanze di spazio e di tempo».
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Ovvio, si tratta di un brano che esce dalla lezione obbligatoria di questi tempi, dall'urban pop o dalla trap posticcia che tanti sfruttano con ogni tipo di licenza stilistica. Atlantide è un brano destinato a un altro campionato e, per fortuna, non ha date di scadenza legate a mode e o a tendenze. Insomma, a 27 anni Alberto Urso ha ancora molti «margini di manovra» e ha sviluppato anche gli indispensabili anticorpi professionali per resistere alle pressioni di questi tempi.
«Viviamo di numeri e siamo in un'epoca e in un mondo nel quale la competizione è considerata al primo posto». È una logica che, come si sa, ha portato alcuni giovani artisti a prendersi una pausa obbligata, come Sangiovanni e Angelina Mango. Lui spiega: «Bisogna lottare ma anche avere molto self control». Come dargli torto.
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