Una luce dorata inonda la splendida dimora di campagna. Fuori il frutteto è coperto dai fiori bianchi dei ciliegi. Come ogni primavera... In scena al teatro dellElfo (fino al 4 gennaio) «Il giardino dei ciliegi» di Anton Cechov, firmato da Ferdinando Bruni. Debuttato nel 2006, lo spettacolo (Premio Persefone 08, miglior scenografia e miglior attore coprotagonista) vede in scena 12 attori, tra cui i soci storici dellElfo che, sotto la direzione di Bruni, portano in scena una commedia buffa, rarefatta e disperata che ha per protagonista il tempo e il suo trascorrere nella vita degli individui e del mondo. Il tempo scorre inesorabilmente, ma per la claustrofobica famiglia aristocratica che si trascina in unesistenza bloccata dalle proprie abitudini, e dallincapacità di comunicare reali emozioni, tutto è immobile. La casa va in malora e il frutteto che una volta allanno si copre di fiori bianchi - diventando «giardino», simbolo di rimpianti, speranze e sogni - non è più fonte di reddito. A contemplare il miracolo della fioritura, riuniti per lultima volta nella grande casa dellinfanzia, i personaggi della commedia, che «vedono» su di sé, ognuno nellaltro, i segni del tempo che passa, in attesa dellimminente resa dei conti col proprio destino. Lo spettacolo, pur lontano dalla contemporaneità, è in grado di leggere con estrema purezza, scevra da nostalgiche ideologie, anche unatmosfera calata nella durezza di smarrite solitudini di oggi. Le figure, irresolute e divorate dalle loro piccole meschinità, che si ritrovano nella simbolica stanza dei giochi, sono incatenate in uno spazio chiuso senza sbocchi. Le incursioni «fuori» sono vissute con la paura dellignoto, come lincontrollabile temporale. Lesterno fa paura, ed è meglio rintanarsi nella sicurezza delle cose note, gli uccelli impagliati fissi nella loro immobilità, gli arredi di un'epoca che fu, la servitù, medesima da sempre. E il ritmo del testo di Cechov, che vive ai rintocchi dellorologio che scandisce le ore, quasi stride con limpossibilità di vivere il presente (bellissima la scena che improvvisamente si ferma, come un affresco ad olio, al ticchettio che batte il tempo), e la vita resta sospesa tra il rimpianto di un passato che mai più tornerà e un imprevedibile e ignoto futuro. Ma il futuro è già arrivato: si sentiranno alla fine i colpi di scure che abbattono la casa espropriata per debiti, a sottolineare un cambio depoca e di classi.
I personaggi, in preda ai loro tic, che la regia di Bruni sa rendere espressivi in un articolato sovrapporsi di mutevoli stati danimo, evaderanno verso lignoto, lasciando prigioniero il vecchio servo Firs, incapace di sopravvivere fuori.
Il giardino dei ciliegi.
Teatro dellElfo, fino al 4 gennaio
Info: 02-716791, www.elfo.org
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.