"All'Arena di Verona per i cinquant'anni di Bella senz'anima". Intervista a Riccardo Cocciante

L'artista: "Le mie canzoni sono allegorie quindi resistono più di quelle politiche"

"All'Arena di Verona per i cinquant'anni di Bella senz'anima". Intervista a Riccardo Cocciante
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Cocciante, scusi, come mai ha deciso di tornare a esibirsi all'Arena di Verona?

«Ogni tanto bisogna tornare e raccontarsi per come si è».

Domenica 29 settembre.

«Arena quasi piena in poche ore dall’annuncio. Non me l'aspettavo».

Che cosa si celebra?

«I cinquant'anni dall'uscita del mio disco Anima».

Quello di Bella senz'anima.

«Lo sa che Ornella Vanoni l'aveva ascoltata in studio di incisione e aveva detto: Questa canzone è fatta apposta per me, la voglio cantare?».

Riccardo Cocciante parla poco ma dice molto. A 78 anni è uno dei maestri della nostra canzone d'autore oltre che, tanto per capirci, compositore delle musiche di Notre Dame de Paris, 15 milioni di spettatori nel mondo. Vive a Dublino e non ingolfa le cronache con pubblicazioni inutili o gossip sterile. Quando lo vedete in giro è perché c'è qualcosa di nuovo come questo evento unico all'Arena in memoria di un altro evento unico: il primo posto di un album uscito a maggio 1974 che andò al primo posto in classifica nonostante non fosse un disco politico né sociale. Visto il periodo, un successo doppio: «Il pubblico ha un fiuto che spesso la discografia non ha», spiega lui a Milano di fianco alla moglie Catherine che lo segue con un entusiasmo contagioso.

È vero che allora non la invitavano alle feste politiche tipo la Festa dell'Unità?

«Sì è vero. Ma se lo avessero fatto, io non ci sarei comunque andato. Non volevo dare l'immagine di un cantante schierato».

Però forse si è rivelato più «politico» di tanti cantautori politici.

«Le mie sono quasi sempre canzoni piene di allegorie. Non per fare un paragone, ma in Francia, e non solo, le favole di La Fontaine sono sempre attuali nonostante siano vecchie di secoli. L'allegoria è definitiva, la politica è temporanea».

Però Bella senz'anima fu accolta anche come un grido di libertà.

«Specialmente in Spagna, dove c'era Francisco Franco, e in Cile con Pinochet».

Oggi pare ci sia più attenzione all'immagine e meno alla sostanza.

«La canzone deve avere la propria importanza, è più importante dell'arrangiamento o della produzione. Non basta solo mettere in mostra gambe o volto. Ma i tempi cambiano. E, dopotutto, anche il ritmo è musica come conferma il rap che oggi è una moda e quindi è un po' abusato».

Prima del disco Anima, lei aveva pubblicato due dischi senza successo.

«Oggi si cerca il risultato immediato già con un solo brano. Ma il vero successo è rimanere. Persistere è il vero successo».

Il risultato immediato spesso è futile.

«Prima non si faceva un prodotto, ma una canzone. Ma, nonostante tutto, ci sono artisti bravi che meritano. Come Elodie».

Manca un premio dedicato al mondo della musica in generale: i brani, gli autori, i video, i tecnici.

«Sanremo è una gara e va bene così. Ma senza dubbio tanti Paesi del mondo hanno un premio come i Grammy che consacrano tutto ciò che rappresenta il meglio dell'anno musicale».

E nel suo futuro?

«Beh io non mi fermo mai. E diciamo che c'è materiale per un nuovo album e per nuove storie in musica».

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