"Piangeva, era piegata dal dolore". Gli ultimi minuti di Sara Campanella in un video

Dai pedinamenti alle coltellate: nuovi dettagli sull'omicidio di Messina. Il killer forse aiutato nella fuga. Lo strano biglietto della madre.

"Piangeva, era piegata dal dolore". Gli ultimi minuti di Sara Campanella in un video
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Emergono particolari angoscianti sull'omicidio di Sara Campanella la ragazza uccisa dal collega di corso Stefano Argentino lunedì pomeriggio, all'uscita dall'ospedale in cui facava il tirocino universitario. A rivelarlo nel provvedimento di fermo i pm che hanno ascoltato le amiche della ragazza, molti testimoni e hanno controllato le telecamere che hanno ripreso l'omicidio.

Le attenzioni moleste

Dal primo anno di università Sara Campanella era stata vittima delle attenzioni "molestie" di Stefano Argentino "con cadenza regolare". Scrivono i pm nel provvedimento di fermo: "Importunava la vittima proponendosi, chiedendole di uscire e di approfondire il loro rapporto, non fermandosi neppure innanzi al rifiuto della ragazza". Sara aveva anche mandato alle sue amiche e colleghe di corso "diverse registrazioni in cui Argentino dava prova di una autentica strategia molesta". In una occasione l'amica, all'interno dell'università "era dovuta intervenire per allontanare il ragazzo che aveva avvicinato Sara per chiederle la ragione per cui non gli sorrideva più come in passato". Nonostante questo la giovane non aveva percepito il vero pericolo, al punto da non denunciare.

La fuga e poi l'arresto

Dopo il femminicidio, i carabinieri hanno trovato Stefano Argentino a Noto, nella casa vacanza dai genitori, un nascondiglio a 180 chilometri di distanza che aveva scelto dopo aver pugnalato a morte la ragazza davanti agli occhi di decine di persone e raggiunto a bordo della sua auto. "Il grave quadro indiziario, già emerso e corroborato dalle dichiarazioni dei testi denota una pericolosità non comune. Pur essendo incensurato ha mostrato efferatezza e crudeltà nella condotta tenuta", scrivono ancora i magistrati nel provvedimento di fermo. Non è chiaro se nella fuga sia stato aiutato da qualcuno.

La dinamica dell'omicidio e il video

Il giorno del delitto Sara sarebbe stata seguita da Stefano fin dall’uscita dal Policlinico universitario dove faceva il tirocinio. Lo raccontano le immagini delle videocamere piazzate lungo il percorso seguito dall’assassino, ma anche il messaggio che la ragazza aveva invitato alle colleghe: "Dove siete? Che sono con il malato che mi segue" aveva scritto.

Le telecamere hanno poi mostrato come Argentino dopo averla pedinata si era appostato ad attenderla fuori dal padiglione in cui la vittima aveva seguito le lezioni "per poi uscire dall’ingresso del Policlinico da solo e di corsa, imboccare le scalette per poi tornare indietro e raggiungere Sara" si legge ancora nel provvedimento di fermo. Altri video inquadrano i due all’altezza di una pompa di benzina. Sembrano discutere e Sara si allontana ma l’assassino la raggiunge. Lei cerca di divincolarsi ma lui la afferra di nuovo e la colpisce col coltello.

L'arrivo al Policlinico e le testimonianze

Nonostante l'intervento del 118 la ragazza arriva poi al policlinico in condizioni gravissime e poi muore poco dopo per aver perso troppo sangue. "Ho sentito delle urla, mi sono girata. La ragazza gridava 'basta, lasciami' - ha raccontato una testimone - Era in preda al panico, piangeva, era piegata per il dolore". E mentre si accasciava in un lago di sangue, Stefano Argentino, che aveva ancora in mano il coltello, scappava via.

L'ipotesi di un complice

La fuga del ragazzo è un punto in cui gli inquirenti stanno prestando particolare attenzione, perché c’è il sospetto che qualcuno abbia coperto l’assassino subito dopo il delitto. A scriverlo a chiare lettere nel fermo, i pm di Messina che parlano di "soggetti terzi da identificare che, nelle immediatezze dei fatti, avrebbero aiutato il ragazzo a far perdere le proprie tracce".

Su questo in serata è arrivata la notizia che la madre di Argentino, voleva aiutare il figlio a fuggire. Lo scrive il gip che ha convalidato il fermo del ragazzo. "È stato acquisito un biglietto, - spiega - scritto dalla madre dell'indagato, nel quale la donna faceva riferimento alla necessità di allontanarsi per un po', con la scusa di curarsi, nonostante dai successivi accertamenti non risultassero suoi particolari problemi di salute. Dietro l'allontanamento si nascondeva la volontà della donna di aiutare il figlio a non farsi trovare".

"Momenti di silenzio" durante l'interrogatorio

Durante l'interrogatorio di garanzia "ci sono stati molti momenti di silenzi". Lo ha detto ai giornalisti l'avvocato Raffaele Leone, legale di Argentino, lasciando il carcere di Gazzi di Messina, prima di rinunciare all'incarico. Argentino "ha risposto ad alcune domande e ha lasciato capire che l'ultima discussione ha scatenato l'aggressione ma non ha dato particolari. Era lucido ma molto frastornato dalla vicenda". L'avvocato ha poi aggiunto: "Ha raccontato di averla avvicinata solo per parlarle. Dopo il delitto è andato nel posto più ovvio, una casa dei suoi". Il ragazzo non ha però spiegato dove si trova l'arma del delitto.

Il dolore della mamma della vittima

La madre di Sara, Cetty Zaccaria, ha scritto su Facebook un messaggio in ricordo della figlia. "Sara non parla più, non ride più, è fredda...non c'è più colore, non c'è più la brezza del mare che tu amavi tanto, non c'è più aria... C'è solo buio e abisso" e poi ancora: "Noi non sapevamo che era perseguitata...lei si pensava coraggiosa di gestire il "suo NO!"...perché non era niente per lei, non stavano insieme, lei voleva solo che la lasciasse stare, voleva vivere e sognare e laurearsi".

Il messaggio continua: "Sara voleva chiedere la tesi di laurea in oncologia, una ricerca sperimentale mi diceva,

per poi specializzarsi e poi fare anatomia patologica per fare le autopsie. E invece adesso l'autopsia la faranno a te, amore della mia vita!!!! Bisogna SEMPRE parlare per denunciare!!! Aiutatemi a dare voce a Sara".

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