Alle famiglie assistenza anche dopo l'adozione

Ancora polemiche dopo il caso della mamma di Viterbo che ha picchiato a sangue il bimbo appena adottato. Le associazioni chiedono maggiori tutele per le adozioni internazionali

Le adozioni all'estero, di fronte alle barriere poste in Italia, sono sempre più diffuse. Ma dopo il caso di Viterbo sorgono dubbi sulla neccessità di nuove regole.
In tema di adozioni internazionali, serve un adeguato percorso post-adottivo, sottolinea Gianfranco Arnoletti, presidente di Cifa, ente autorizzato alle adozioni, in merito alla vicenda della mamma che ha picchiato il figlio adottato da pochi mesi. «Come ente - afferma Arnoletti - non vogliamo entrare nel merito dell'idoneità della coppia la cui responsabilità ricade sugli organi competenti, anche se va ancora una volta sottolineato come sia di fondamentale importanza che al di là delle competenze dei tribunali anche gli enti dedichino sempre maggiore attenzione ai percorsi formativi e alle valutazioni dei singoli casi. In questo caso l'ente che ha seguito il percorso della coppia ha applicato regolarmente quanto previsto dalla legge. Quello che mi preme sottolineare - precisa il presidente - è l'assenza di misure adeguate di tutela nei confronti dei minori adottati, che dovrebbero scaturire da un buon lavoro di percorso post adottivo. Un lavoro che può essere espletato solo dai servizi sociali la cui presenza sul territorio è capillare. Troppo spesso invece questo ruolo è delegato agli enti, che fanno fatica con i loro mezzi a seguire coppie dislocate su tutto il territorio nazionale».


«Lo sforzo del Cifa - osserva ancora Arnoletti - di questi ultimi mesi è quello di creare una rete di supporto alle famiglie nell'affrontare le difficoltà del post adozione, ma siamo consapevoli di come sia necessario che le regioni si rendano disponibili a ad affiancare gli enti in questo gravoso compito».

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