All'Heysel si muore di calcio Bagattelle per un massacro

La cruenta e spregevole «guerra di Bruxelles» per un trofeo calcistico anche troppo enfatizzato dagli addetti ai lavori, ci ha detto una sola cosa: che i barbari sono tra noi, sono i nostri fratelli, figli, amici. Lo sport che diventa il Male è come una furia dei primordi, l'urlo barbarico del nulla. Morire per una partita di football è assolutamente idiota, ingiustificabile, mostruoso. Ma l'uomo ormai corrotto dagli sloganismi sportivi, l'uomo ormai schiavo di bandiere inesistenti e di passioni perverse, l'uomo che depone i suoi desideri in bandiere rincretinenti e sponsorizzate, è un uomo? Inutile filosofeggiare o dettare moralismi su questa nottata demoniaca.

Siamo tutti complici di una deformazione sentimentale e morale che ci spinge verso il baratro di un novello analfabetismo. Bruxelles non è Beirut o sì? Se un incontro pallonaro scade a questo livello mortuario e umiliante, meglio Beirut, dove almeno muoiono in contraddittorie illusioni fideistiche.
Giovanni Arpino - 30 maggio 1985

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