Un tempo case di immigrati, oggi alloggi trendy. O in assoluto degrado. Uno studio che analizza come sia cambiata la funzione e la fruizione della più tipica casa del capoluogo: quella di ringhiera. Dove «il tempo sembra quasi non essere passato, questi immobili continuano a vivere ed esistere - afferma Carlo Giordano, ad del gruppo -. In alcune zone, nella prima periferia e lungo i Navigli, sono stati sapientemente ristrutturati e sono molto richiesti da giovani coppie e single, che in queste case fanno amicizie e creano gruppi come accadeva cinquanta anni fa».
Oggi ci sono 70mila case di ringhiera, di queste 3.500 si trovano in vendita o in affitto sul web con prezzi molto diversi a seconda della zona. Attorno ai Navigli si sono trasformate in zone trendy e richiestissime, ma allontanandosi verso le aree a nord di Milano, nella periferia più lontana, la situazione degli immobili è degradata, cambia solo il tipo di immigrazione: non più interna e alimentata dalle regioni del sud, ma proveniente da Oriente o dal Nord Africa.
Secondo quanto rilevato dallo studio in queste zone della città le case di ringhiera non sono state quasi mai ristrutturate se non nelle aree private, quelle comuni (come cortili e ballatoi) sono vittime dell'incuria e del degrado. Per queste ragioni la forbice dei prezzi tra le case di ringhiera più alla moda e quelle più popolari è davvero grande: si passa dal prezzo di vendita di oltre 4.000 euro al metro quadro per un immobile sui Navigli a poco meno di 2miòa euro per una casa in periferia. Anche l'affitto passa da mille a 650 euro al mese. L'identikit degli inquilini? Nelle case più popolari si tratta nel 52% dei casi di cittadini stranieri, che lavorano da 4-5 anni in Italia, la maggior parte ha meno di 32 anni (il 66% del campione).
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