Roma - Una vita per la montagna. Riccardo Cassin, una delle leggende dell’alpinismo mondiale, è morto la scorsa notte nella sua casa di Pian di Resinelli, vicino Lecco. Secondo quanto si apprende, poco prima di morire, intuendo forse di essere giunto alla fine dei suoi giorni, avrebbe chiesto espressamente di interrompere ogni cura per chiudere la sua esistenza proprio ai piedi di quelle stesse cime montuose che lo fecero appassionare alla montagna e grazie alle quali iniziò la sua grande avventura.
Le cime conquistate Di origine friulana (era nato a San Vito al Tagliamento), Cassin era diventato centenario lo scorso 2 gennaio. La sua passione per l'alpinismo lo aveva portato fin da giovane a misurarsi con le vette più impegnative: 2500 le cime conquistate, prima le Dolomiti e le Alpi, poi i massicci del Karakorum, del Nepal e dell’Alaska.Tra le varie ascese, di Cassin si ricordano le arrampicate sulle Cime di Lavaredo, sul Monte Civetta, poi del Monte Bianco (una delle imprese più importanti). Nel dopoguerra, dopo l’inspiegabile e clamorosa esclusione dalla spedizione per il K2 con Ardito Desio, Cassin nel 1958 guida quella che porterà sulla vetta del Gasherbrum IV (Karakorum, mt 7.925). Nel 1961 giunge in vetta alla montagna più alta del Nord America: il Monte McKinley, in Alaska (mt 6.194). Nel 1975 nuova sfida in Asia: è conquistata la parete Sud della quarta montagna più alta del mondo, il Lhotse (mt 8.516), in Nepal.
Una vita sui monti "Riccardo forse negli ultimi giorni non vedeva piiù la sua montagna, ma certo la sentiva", racconta una delle persone rimastagli accanto nelle ultime ore. Era nato il due gennaio del 1909 a Savorgnano di San Vito al Tagliamento (Pordenone). All’età di quattro anni rimase orfano del padre Valentino, emigrato in Canada e deceduto nel 1913 in un infortunio sul lavoro avvenuto in una cava del British Columbia. È ancora un ragazzo quando, nel 1926, si trasferisce a Lecco
Sempre in vetta, sfidando l'età Il fabbro è il suo primo lavoro per mantenere se stesso, mamma Emilia e la sorella Gina, più giovane di lui. È, qui, in riva al Lario, all’ombra della Grignetta che scopre la sua passione per la montagna. A 78 anni ha ripetuto due volte in una settimana l’ascensione al Pizzo Badile. Nel 1997 si è recato in Patagonia per inaugurare un rifugio intitolato all’amico Carlo Mauri. Nel novembre 1998 è stato membro della Giuria del festival internazionale del film di montagna a Banff (Canada), e due anni esatti dopo è stato fra i relatori, sempre a Banff, al summit mondiale dell’alpinismo cui hanno partecipato in pratica tutti i più forti alpinisti del mondo. Vedovo di Irma, ha 3 figli (Valentino, Pierantonio e Guido), 7 nipoti e 4 bisnipoti.
Faceva parte del Gruppo Ragni della Grignetta, onorario del Club Alpino Accademico Internazionale, del Groupe Haute Montaigne e dei club alpini di Italia, Stati Uniti, Spagna, Svizzera e Francia. È stato nominato dall’ex presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro Grande Ufficiale della Repubblica.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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